sabato 5 gennaio 2013

Sì, viaggiare...



Ed è arrivato anche il 2013… Per fortuna Swaggirl non ha espresso il proposito di essere più puntuale, altrimenti sarebbe già in fallo! Ma basta perdere tempo, e vediamo cosa è successo nel primo episodio della nostra avventura on the road.

E così eccomi arrivato nel paese che promette di ridefinire il mio concetto di caldo. Arrivando dal quasi inverno polacco e da lunghe ore di viaggio trascorse nell’ambiente artificiale e condizionato degli aerei e degli aeroporti, l’impatto con i 30 gradi fuori dalle porte del piccolo aeroporto di Darwin è piuttosto traumatico, specie considerato che sono solo le 6 del mattino...

Al momento però l’unico pensiero che mi assilla è trovare una doccia (lunghe ore di viaggio, ricordate?), per cui condivido il taxi con un simpatico singaporegno e raggiungo il centro della città, dove nell’ostello YHA alloggia Ilaria. Ed eccola lì, di spalle, seduta accanto alla reception... non la vedo da tre mesi, e poterla finalmente salutare di persona è una splendida emozione, capace quasi di farmi dimenticare all'istante la stanchezza del viaggio.

Confesso che la prima cosa che ho provato io, ancora rintronata per la sveglia temprana, è stato spavento... chi può mai chiamarmi a quest'ora del mattino, in un ostello di Darwin? Ma subito il sentimento è sostituito dalla piacevole sensazione di rivedere un amico dopo tanto tempo. 

Nell’ostello si può procedere nell’ordine a una buona colazione e a una doccia prolungata, in una camera femminile con inglesi ubriache e attempate giapponesi gentili. Poi via, per un veloce giro in città, in attesa di passare a ritirare il nostro camper. Le cose vengono messe subito in chiaro: fa caldo. È umido. Ma non in modo normale, no: in modo australiano – diciamo che il caldo è commisurato alle dimensioni del paese.

E meno male che è Natale! Pensa che caldo fa a Ferragosto…

Dove sarà Babbo Natale?

La città, che con i suoi 105.000 abitanti è la capitale del Northern Territory (un po’ come se Lucca fosse la capitale degli Stati Uniti), è estremamente “rilassata” ma anche piuttosto anonima, tutta ricostruita dopo il ciclone del 1974 che l'ha rasa al suolo. La attraversiamo guidati dal cellulare di Ilaria e arriviamo da J.J.’s Rental, dove il più classico dei venditori d’auto americani ci consegna le chiavi del mezzo. Secondo me aveva pure il parrucchino.

Ilaria si mette alla guida e iniziamo i nostri giri per fare scorte (acqua, tanta acqua, ancora acqua e roba fresca in generale) e decidere il da farsi nell’immediato: faremo precedere il già previsto Kakadu da una visita al parco nazionale di Lichtfield, famoso per le termiti, le rocce e le cascate. E partiremo già la sera stessa, in modo da essere già sul posto il mattino seguente.

Mentre mi rendo conto di essere impervio al fuso, facciamo giusto in tempo a visitare il porto di Darwin e a prenderci il nostro primo acquazzone “tropicale” (con sedie e tavolini dei ristoranti che volano via) prima di imboccare l’inizio della Stuart Highway, la strada che farà un po’ da fil rouge alla nostra vacanza. I chilometri scorrono veloci, mentre faccio la conoscenza dei primi treni stradali da tre vetture, che incombono veloci e minacciosi nello specchietto e se li superi sembra che si incazzino (come non ripensare a Duel...).

Il primo road train non si scorda mai

Arriviamo alla meta odierna, Batchelor, distante soli 90 km, quando il nostro mezzo è ormai privo di copertura assicurativa perché è calato il sole (siamo assicurati solo su strade asfaltate e dall’alba al tramonto: poi escono i vampiri e dobbiamo cavarcela da soli). Chiediamo a un locale se ci sono caravan park, e lui: “No. Anzi, ce n’è uno, ma è very expensive.” E che, abbiamo l’aria dei pitocchi? Raggiungiamo ‘sto posto, dove un’odiosa vecchia ci assegna una piazzola per la cifra di 38 dollari Aussie, prima di tornare a massacrare qualcuno nella stanza dietro la reception.

Sia come sia, ci sistemiamo e prepariamo addirittura la prima cena, con Ilaria che si esibisce in una pregevole pasta al pesto preparato sul momento (più o meno, il barattolo è stato aperto sul momento, diciamo). A seguire in rapida successione doccia, preparazione del mezzo in configurazione notturna – con susseguente serie di esclamazioni “ah ma questa roba va qui?” “e questo pezzo?” “no ma io dovrei dormire in questo loculo?” – e film coreano.

Una cagata pazzesca! ...No, non è vero.
 
E fu sera e fu mattina, mentre fuori dal finestrino saettavano lampi lontani ed enormi pipistrelli dalle grandi ali nere volavano sopra di noi. Anche un opossum ci ha fatto visita! Insieme a tanti simpatici insetti, che hanno deciso di seguirci fin dentro le docce, per essere precisi. Riconfigurazione del mezzo, rapida ma nutriente colazione (sul piccolo tavolino che – taaac – fuoriesce alla bisogna) e poi via: non siamo neanche gli ultimi camperisti a lasciare il caravan park!

Oggi il volante spetta a Ilaria (fate attenzione se la incrociate al volante, è una guidatrice abile ed estremamente aggressiva), così posso dedicarmi ad ammirare il paesaggio. Ci troviamo ai margini di un altopiano circolare, estremamente lussureggiante e ricolmo di acqua, che cola giù in cento cascate, dove vivono miliardi di termiti all'interno di enormi termitai, che al confronto Dubai gli fa un baffo.

Quelli normali, a cattedrale, già fanno impressione: bestioni alti fino a sei metri, estremamente solidi. Quelli “magnetici” però lasciano a bocca aperta: centinaia di termitai dal look estremamente moderno disposti in perfetto allineamento nord-sud, grazie alle “bussole” interne di cui sono dotati i laboriosi animaletti.

Pare un cimitero, no?

Pochi chilometri ancora e troviamo il Buley Rockholes, uno spettacolare scivolo roccioso piuttosto affollato, e le Florence Falls, dove oltre ad ammirare una bella cascata accade un evento traumatico... dovete sapere che io sono malato di fotografia e che la mia macchina, una Canon 5D che per 8 anni mi ha servito senza mai colpo ferire, in vista di questo viaggio è stata portata in laboratorio per essere pulita e controllata perché fosse in perfetta efficienza. Avrete già capito, immagino... scatto una foto e tlac, lo specchio interno si stacca e buonanotte al secchio :-S

No way: sono in Australia, non ho neppure portato la macchina di riserva e mi si rompe la Canon? Potrei farne una malattia... Ilaria mi sa che intuisce il rischio dalla mia faccia spenta e così mi propone di tornare a Darwin in serata, modificando di nuovo l’itinerario, per cercare qualcuno capace di sistemare la cosa. Inoltre procedo all'immediato sequestro della sua macchina fotografica, con la quale inizio a scattare in maniera compulsiva per compensare la perdita appena subita.

Una delle ultime foto scattate con la dipartita macchina fotografica

Ripresomi (più o meno) dallo shock, risaliamo sul camper e raggiungiamo la tappa seguente, le Tolmer Falls... un luogo spettacolare, una specie di mix fra il Selvaggio West, la Big Thunder Mountain di Disneyland Paris e l’Africa, dove c'erano un misterioso, enorme monolite visibile all’orizzonte e un caldo veramente infernale, di quelli che minacciano di stenderti se non stai davvero attento fra cappelli, acqua e altri accorgimenti.

L’ultimo luogo da visitare è anche la principale attrazione del parco, le Wangi Falls, dove i cartelli avvisano che “si può fare il bagno perché di solito riusciamo a tenere lontani i coccodrilli d’estuario – però se ne vedete uno chiamateci, eh”. 

Niente paura, di solito i coccodrilli mangiano una persona sola per pasto

Noi non ci si pensa neppure, ovviamente, ma gli australiani non si fanno problemi (e qui mi torna in mente la prima pagina di un giornale visto la sera stessa: “Killer croc killed, human remains found”), al bagno preferiamo una bella scarpinata di un paio di chilometri che ci porta sopra alle spettacolari cascate e... ah, che schifo! Un ragno, di quelli grossi: né io né Ilaria ne abbiamo mai visti di più grossi in vita nostra. Lo aggiriamo, solo per trovarne un altro pochi metri più avanti, ma per fortuna sono modelli “da ragnatela”, non sono di quelli demoniaci in grado di camminare rapidamente sulle loro troppe zampe. 

Quasi preferisco i coccodrilli...
 
Così riusciamo a riguadagnare il nostro camperino Toyota e a intraprendere la via del ritorno verso Darwin, dove arriviamo in poco più di un’ora e mezza anche grazie alla velocissima Ilaria, che sfida ripetutamente i limiti di velocità lungo la Stuart (Montezemolo dovrebbe mettere lei sotto contratto, al posto di quel paracarro di Massa).

Un bel giretto in centro – per la macchina fotografica se ne riparla l’indomani, ma un bel six pack di birra si può comprare subito – e poi ci dirigiamo verso East Point, sede del museo militare e di un meraviglioso panorama che si affaccia da un lato sul Mare di Timor e dall’altro sulla città, adagiata oltre una piccola insenatura. Il sole sta calando e il cielo si va tingendo di arancione, mentre noi parcheggiamo il camper e ci prepariamo alla grigliata serale.

Bello, ok... ma quando si mangia?
Tutta la poesia del momento però viene rovinata dalla presenza degli aborigeni. E ora apro una breve parentesi: degli aborigeni se ne parla quasi sempre male, Ilaria stessa mi aveva già detto di averli trovati piuttosto molesti. Io non sapevo se crederci o meno, ma dopo averli visti di persona non posso che confermare. Sono inquietanti, gusci vuoti che si spostano qua e là, ma più spesso stazionano in drappelli di 4-5 persone senza fare nulla. Stanno lì fermi, bevono birra, parlottano, sembra che non siano sul nostro stesso piano di realtà. Ecco il risultato delle politiche con le quali il governo australiano li “sostiene”. Individui piuttosto “creepy”.

Il 2013 è l'anno del politically scorrect, quindi diamoci dentro!
 
Ma torniamo a noi e a un barbecue in riva al mare, dove si è appena tuffato il sole, mentre il cielo diventa sempre più buio e compaiono stelle e luci di Darwin. Cibo genuino (salsicce “italian style”... seee), ottima compagnia, un posto da favola, una cena veramente memorabile!

L’orologio però incombe e il caldo della giornata sta presentando il conto. Siamo entrambi piuttosto provati e così torniamo all’ottimo caravan park scovato nel pomeriggio, così civilizzato rispetto a quello della sera prima (ma i bacherozzi ti fanno compagnia in doccia pure qui, insieme ai gechi guardoni). È l'ora della nanna!

Ma prima di andare a dormire, vogliamo sapere abbiamo macinato oggi!

172 km e ritorno... Non male!

 Km totali percorsi: 23.874

3 commenti:

  1. Eccovi, sempre a farvi desiderare! Imponenti quei così di termiti!

    RispondiElimina
  2. Io avevo commentato ma è sparito il mio commento... Comunque sempre a farvi desiderare con i post ;-)
    Brutte le termiti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bert sono tempi difficili... stay tuned che presto ne arriva uno nuovo!

      Elimina