È mattina
presto, ancora buio, quando mi sveglio per salutare Davide. Sono un po’
assonnata, e soprattutto sono negata per i saluti, ho sempre una gran fretta di
concludere. Ecco la fine di 3 settimane intense e ricche di esperienze! Rivedrò
il mio amico fra un numero imprecisato di mesi. Gli lascio un po’ di zavorra da
riportare in Italia, e soprattutto saluti e affetto per tutti gli amici che mi
aspettano a casa.
Ora, io ai matrimoni piango. Sempre. In genere all’inizio, quando arriva la sposa. Al matrimonio della mia amica Francesca, sono crollata quando lo sposo ha cambiato la formula di rito e l’ha resa un po’ più speciale. Al matrimonio di mia sorella è stato tutto così veloce che non ho fatto neanche in tempo a piangere, ma ci ho provato. Qui ho pianto dall’inizio alla fine. Dalla sposa che passa fra le bandiere mosse dal vento sulle note di One Love (ottima scelta, Night Watcher!), al saluto di papi agli sposi, alle parole della celebrante. Attimo di pausa, vedi lo sposo che piange anche lui, vedi gli invitati che piangono tutti, e giù di nuovo a piangere. Gli anelli! Oddio dove sono gli anelli, che dovrebbero essere nelle mani di Silvia? Grazie al cielo gli anelli in qualche maniera saltano fuori, e la cerimonia richiede che tutti gli invitati li ricevano e li consegnino infine a Luciana, che al momento giusto li darà agli sposi. Qualcuno (ehm…) cita addirittura uno dei 7.000 matrimoni di Beautiful, quello in cui Brooke arriva a cavallo sulla spiaggia per sposare – di nuovo – Ridge. E poi il momento dei voti. Il momento in cui pure la sposa cede e versa una lacrima. Il pubblico si scioglie. Mi commuovo ancora solo a scrivere. E finalmente sposi.
Applausi, musica, baci e abbracci. E, con un tempismo perfetto, di nuovo l’aereo! Quindi ci si sposta tutti verso il tavolino, dove con orrore scopriamo che il certificato riporta i nomi pieni di errori di ortografia. E pensare che il giorno prima la celebrante aveva chiamato Bellapasta per farsi ripetere nomi e cognomi corretti… Vabbeh, non sarà questo a rovinarci la giornata! C’è ancora la cerimonia della sabbia da eseguire. Silvia e Luciana consegnano le loro ampolle agli sposi, piene di sabbia azzurra e rosa, e insieme marito e moglie le vuotano in un vaso più grande, a forma di cuore. Poi tutti i partecipanti sono invitati a prendere un po’ di sabbia da terra e versarla nel cuore. Infine, la celebrante festeggia gli sposi con una bottiglia di champagne.
E che
la festa abbia inizio! Ancora foto sulla spiaggia, qualcuno entra in acqua, e…
oh! E il lancio del bouquet? Tutte in fila dietro la sposa, con la componente
non italiana del gruppo particolarmente agguerrita, mentre noi si nicchia ai
margini. Parte il bouquet, partono gomitate e spintoni...
e il premio se lo aggiudica una ragazza inglese di cui ahimè non so il nome. So che si era offerta di suonare l’ukulele durante la festa, ma credo che la gioia del bouquet le abbia fatto dimenticare l’impegno preso. È giunta l’ora di spostarsi nella zona barbecue, 10 metri più in su. Zona particolarmente affollata, data l’ora, ma in un modo o nell’altro ricaviamo lo spazio necessario per le nostre salsicce, consumate nel giardinetto lì vicino. Una grigliata proprio come si deve! Peccato che l’alcol vada consumato un po’ in sordina… Un amico della coppia, un tipo tedesco di cui ahimè non so il nome, si presenta alla fine della cerimonia con due involti di carta stagnola che hanno tutta l’aria di essere dei kebab. E invece sono birre, doni per gli sposi! Svaccata nell’erba con panino e patatine, penso che si tratta del pranzo di nozze più rilassato cui abbia mai preso parte. Anzi, tutto il matrimonio è il matrimonio più rilassato, incredibile e indimenticabile (con l’eccezione di quello di una certa parente stretta) cui abbia mai preso parte. Un raduno di amici che, così lontani da casa, rappresentano gli uni per gli altri la famiglia che sta a migliaia di chilometri di distanza. Un momento di vera gioia nel ritrovarsi e nel celebrare insieme la felicità di Bellapasta e Night Watcher.
E dopo pochi minuti
sono di nuovo da sola. Sono le 5 del mattino, devo liberare la stanza alle 10,
quindi direi che posso prendermi ancora qualche ora di sonno. Però non è
facile, un po’ per la malinconia dell’addio, un po’ per il pensiero della
valigia da sistemare per l’ennesima volta, infine per la nuova incognita alle
porte: chi saranno i miei nuovi ospiti? Max, quando ha saputo
che il mio viaggio con Davide avrebbe avuto come meta finale Adelaide, mi ha
raccomandato di fargli sapere quando sarei arrivata nella capitale del South
Australia, perché lì ha degli amici che avrebbero potuto ospitarmi. Quindi alle
10, con tutti i miei averi miracolosamente impacchettati, mi reco alla
reception per il check out e attendo l’arrivo di Andrew e Wendy, che si
presentano venti minuti dopo. Una coppia molto cordiale, sulla cinquantina, che
vive in un sobborgo sulle colline, in una casa circondata dal bush. Starò da
loro qualche giorno, prima di partire un’altra volta. Non appena arriviamo a
casa, mi mettono in guardia: “Occhio ai
serpenti.” “Ce ne sono molti?” “Un po’, ma niente di cui preoccuparsi.”
“Velenosi?” “Sì, ma niente di cui preoccuparsi.” Mi sembrano affermazioni
discordanti. “Ora andiamo a portare a
spasso il cane, se ti va puoi venire anche tu! Faremo un po’ di koala sighting!”
“Ma se devo guardare in alto per avvistare
i koala, come faccio a vedere i serpenti…?” Fortunatamente
la mia apprensione si rivela infondata, e alla fine del velocissimo giro (non
perché sia breve, ma perché Andrew e Wendy sono camminatori rapidissimi! Da
mettere in imbarazzo la mia andatura da pendolare) i koala vincono contro i
serpenti per 23 a 0. Se penso che a Kangaroo Island ho pagato per vedere 4
striminziti esemplari…
A parte questa avventura nel bush, passo il resto del
tempo a ciondolare per la casa, con due eccezioni: il giro in città per fare
gli acquisti di Natale e darmi una sistemata dopo le 3 settimane on the road
(specie in vista del prossimo evento mondano), e il concerto di Natale
organizzato dalla parrocchia frequentata da Wendy. Un concerto particolare: si
tratta del Messia di Haendel (quello di Aaaalleluia!Aaaalleluia! Alleluia! Alleluia! Allee-luia!) eseguito da coro, solisti e
pubblico! All’ingresso si ritira il libretto, si viene indirizzati dalla
direttrice del coro a destra o sinistra, a seconda di quello che ti senti di
essere, e poi si canta tutti insieme. Jesus Christ Sing Along. Io mi sono
limitata ad ascoltare, ma è stata un’esperienza interessante. Non mi sono
neanche addormentata. E nell’intervallo ci è stato offerto il rinfresco!
Per il resto,
non ho molto altro da dire su Adelaide. Non sembra una brutta città, circondata
com’è da un parco gigantesco e da belle colline coperte di vigneti. Ma ero
davvero troppo stanca per godermela, quindi mi riservo il diritto di ritornarci
in futuro. Adesso, come dicevo, si riparte: c’è da prendere l’aereo che mi
riporterà a Brisbane. Tuttavia la mia prossima tappa non è nel Queensland,
bensì qualche chilometro più a sud: si ritorna a Byron Bay! E perché ritorni a
Byron Bay? Per il matrimonio di Bellapasta e Night Watcher!
Ve li
ricordate, vero? Il mio primo weekend australiano! Allora mi
annunciarono la decisione di convolare a nozze proprio in quel luogo, con una
cerimonia sulla spiaggia, e mi invitarono alla cerimonia. Per l’occasione mi
sono fatta mandare dall’Italia mezzo corriere – Davide – non uno ma tre abiti,
e le mie scarpe rosse tacco 25. Io arrivo la sera prima del matrimonio, giusto
in tempo per l’addio al nubilato. Mi reco all’ormai familiare YHA, dove gli
sposi hanno prenotato la camerata per gli invitati, ed ecco i miei amici! Che
bello vederli di nuovo, soprattutto in una simile occasione. Faccio inoltre la conoscenza
di due invitati giunti apposta dall’Italia, Paola e Alessio il quale, per il
potere conferito dalla più stretta necessità, è stato dichiarato padre della
sposa. L’atmosfera è un po’ agitata, e non nel senso più comune del giorno che
precede un grande evento: pare infatti che la spiaggia prescelta per la
cerimonia sia… scomparsa. Mangiata dalle onde. Bisogna individuare una nuova
location. Bellapasta nel frattempo deve ancora scegliere cosa indossare, se
andare sul classico abito bianco o se optare per un azzurro mare. La sposa però
sembra la più tranquilla di tutti. Io stessa devo ancora decidere cosa
mettermi, e sembro più agitata di lei!
Opzione #1 |
Opzione #2 |
Intanto gli invitati si palesano alla
spicciolata: Dominik, il pilota, che ovviamente sarà l’autista della sposa,
Silvia, una delle testimoni, che ho mancato per un soffio a Cairns, e infine
anche la mia amica “toccata-e-fuga” Luciana! Come promesso a Cairns, ci
rivediamo esattamente un mese dopo l’eclissi. Lei sarà l’altra testimone: con
Silvia ha avuto la pazienza e la fortuna di trovare due abiti identici. Va’
come stanno bene!
L’addio al
nubilato scorre in maniera molto sobria: kebab, acquazzone e birra. Siamo tutte
stanche, all’1 siamo già a letto. Mi è giunta voce che l’addio al celibato
abbia preso tutta un’altra piega…
Ed è la
mattina del grande giorno. Il mio pensiero fisso fin dal risveglio è che devo
stirarmi l’abito. Alla fine ho scelto il più sbarazzino, eccomi.
La
cerimonia è alle 12, in teoria c’è tutto il tempo per prepararsi. Dobbiamo
andare a fare la spesa, comprare le ultime cose per il pranzo di nozze, che
sarà un barbecue sulla spiaggia. Io, Paola e Alessio ci incarichiamo degli acquisti.
Mentre siamo al supermercato, Paola ha una grande idea: “La sposa ha il bouquet dei cinesi… perché non gliene prepariamo uno
noi?” ed è venuto fuori un LA-VO-RO-NE! La lotta per accaparrarselo sarà
senza esclusione di colpi! Alle 11 lo sposo parte per la spiaggia insieme agli
amici per andare a preparare la location e per incontrare la celebrante. Poco
dopo però arriva una telefonata angosciante da parte dello sposo: “È sparita la
spiaggia!” “DI NUOVO???” E, all’ultimo minuto, tocca scegliere un nuovo punto
per la cerimonia. In tutto questo, la sposa è rimasta serafica. La più serena
di tutti. Ha infine scelto il vestito, è andata sulla tradizione. Mentre dà
tranquille direttive, Luciana e Silvia le sistemano l’acconciatura. Nel
frattempo arriva l’ultima invitata, Genny da Brisbane, e insieme io e lei ci
facciamo dare un passaggio in spiaggia da Dominik.
Lo spettacolo
è stupendo: due bandiere bianche segnalano l’inizio della “navata”, tracciata
sulla sabbia con delle pietre. Da un lato Alberto, l’invitato addetto alla
colonna sonora, traffica con l’impianto audio; dall’altro lato è stato
sistemato un tavolino con il registro da compilare alla fine della cerimonia.
Il percorso termina in un cerchio, dove prenderanno posto gli sposi e la
celebrante.
E c'è anche la tavola da surf |
Gli invitati, in tutto una quindicina di persone provenienti
letteralmente da ogni parte del mondo (io sono l’australiana che ha fatto più
chilometri per essere qui), ingannano l’attesa chiacchierando e chiedendo
gentilmente ai bagnanti intorno di levarsi dal campo della macchina
fotografica. Lo sposo, il più agitato di tutti, discute con la celebrante,
quarantenne rampante che pare uscita da Dynasty.
A un certo punto, tutti gli invitati si mettono a lanciare grida d’entusiasmo e
a indicare un punto nell’oceano: delfini! Quattro delfini che giocano e saltano
fra le onde! Peccato non abbiano aspettato ancora un po’, sarebbe stato un
effetto speciale meraviglioso. Poco dopo, non paga dello spettacolo che ci ha
già offerto, la giornata ci manda un aereo che solca il cielo in stile Frecce
Tricolore. Ok, ora manca solo la sposa. Che giunge preceduta dalle sue
testimoni, recanti le ampolle per la cerimonia della sabbia che concluderà il
matrimonio. Alberto fa quindi partire la musica, e la sposa scende in spiaggia
accompagnata da papà.
Ora, io ai matrimoni piango. Sempre. In genere all’inizio, quando arriva la sposa. Al matrimonio della mia amica Francesca, sono crollata quando lo sposo ha cambiato la formula di rito e l’ha resa un po’ più speciale. Al matrimonio di mia sorella è stato tutto così veloce che non ho fatto neanche in tempo a piangere, ma ci ho provato. Qui ho pianto dall’inizio alla fine. Dalla sposa che passa fra le bandiere mosse dal vento sulle note di One Love (ottima scelta, Night Watcher!), al saluto di papi agli sposi, alle parole della celebrante. Attimo di pausa, vedi lo sposo che piange anche lui, vedi gli invitati che piangono tutti, e giù di nuovo a piangere. Gli anelli! Oddio dove sono gli anelli, che dovrebbero essere nelle mani di Silvia? Grazie al cielo gli anelli in qualche maniera saltano fuori, e la cerimonia richiede che tutti gli invitati li ricevano e li consegnino infine a Luciana, che al momento giusto li darà agli sposi. Qualcuno (ehm…) cita addirittura uno dei 7.000 matrimoni di Beautiful, quello in cui Brooke arriva a cavallo sulla spiaggia per sposare – di nuovo – Ridge. E poi il momento dei voti. Il momento in cui pure la sposa cede e versa una lacrima. Il pubblico si scioglie. Mi commuovo ancora solo a scrivere. E finalmente sposi.
Applausi, musica, baci e abbracci. E, con un tempismo perfetto, di nuovo l’aereo! Quindi ci si sposta tutti verso il tavolino, dove con orrore scopriamo che il certificato riporta i nomi pieni di errori di ortografia. E pensare che il giorno prima la celebrante aveva chiamato Bellapasta per farsi ripetere nomi e cognomi corretti… Vabbeh, non sarà questo a rovinarci la giornata! C’è ancora la cerimonia della sabbia da eseguire. Silvia e Luciana consegnano le loro ampolle agli sposi, piene di sabbia azzurra e rosa, e insieme marito e moglie le vuotano in un vaso più grande, a forma di cuore. Poi tutti i partecipanti sono invitati a prendere un po’ di sabbia da terra e versarla nel cuore. Infine, la celebrante festeggia gli sposi con una bottiglia di champagne.
Ma sto fotobomber? |
e il premio se lo aggiudica una ragazza inglese di cui ahimè non so il nome. So che si era offerta di suonare l’ukulele durante la festa, ma credo che la gioia del bouquet le abbia fatto dimenticare l’impegno preso. È giunta l’ora di spostarsi nella zona barbecue, 10 metri più in su. Zona particolarmente affollata, data l’ora, ma in un modo o nell’altro ricaviamo lo spazio necessario per le nostre salsicce, consumate nel giardinetto lì vicino. Una grigliata proprio come si deve! Peccato che l’alcol vada consumato un po’ in sordina… Un amico della coppia, un tipo tedesco di cui ahimè non so il nome, si presenta alla fine della cerimonia con due involti di carta stagnola che hanno tutta l’aria di essere dei kebab. E invece sono birre, doni per gli sposi! Svaccata nell’erba con panino e patatine, penso che si tratta del pranzo di nozze più rilassato cui abbia mai preso parte. Anzi, tutto il matrimonio è il matrimonio più rilassato, incredibile e indimenticabile (con l’eccezione di quello di una certa parente stretta) cui abbia mai preso parte. Un raduno di amici che, così lontani da casa, rappresentano gli uni per gli altri la famiglia che sta a migliaia di chilometri di distanza. Un momento di vera gioia nel ritrovarsi e nel celebrare insieme la felicità di Bellapasta e Night Watcher.
Ma purtroppo
anche le cose belle finiscono, spesso molto prima di quelle brutte. Alcuni
invitati già si ritirano a metà pomeriggio, qualcuno neanche fa in tempo a
mangiare il dolce, un buonissimo tiramisù proveniente da una pasticceria
francese di Byron.
Silvia e Paola, coraggiose, vanno a fare il bagno, ma il tempo, così clemente durante la mattinata, inizia a fare i capricci. Piove per 10 minuti e tira un vento freddo. L’unico riparo che abbiamo sono gli asciugamani che abbiamo portato come tovaglie. È proprio ora di tornare in ostello. Dove, nella migliore tradizione italiana delle giornate dei pranzi luculliani, qualcuno chiede: “E per cena che facciamo?” “Ma che, sei matto, vuoi mangiare ancora?” “Potremmo prendere una pizza…” “Beh, perché no…” e la combriccola finisce la giornata nella maniera più italiana possibile, come un sabato sera casalingo: pizza e coca cola. Poco importa se qui la pizza è coperta di pollo e ananas…
La torta nuziale |
Silvia e Paola, coraggiose, vanno a fare il bagno, ma il tempo, così clemente durante la mattinata, inizia a fare i capricci. Piove per 10 minuti e tira un vento freddo. L’unico riparo che abbiamo sono gli asciugamani che abbiamo portato come tovaglie. È proprio ora di tornare in ostello. Dove, nella migliore tradizione italiana delle giornate dei pranzi luculliani, qualcuno chiede: “E per cena che facciamo?” “Ma che, sei matto, vuoi mangiare ancora?” “Potremmo prendere una pizza…” “Beh, perché no…” e la combriccola finisce la giornata nella maniera più italiana possibile, come un sabato sera casalingo: pizza e coca cola. Poco importa se qui la pizza è coperta di pollo e ananas…
E il giorno
seguente è di nuovo l’ora dei saluti: Luciana parte prestissimo per Cairns,
Genny è tornata a Brisbane addirittura poche ore dopo la cerimonia, Silvia
partirà fra poco. E pure io ho la valigia pronta per la prossima tappa.
All’ingresso dell’ostello auguro a Paola e Alessio un piacevole proseguimento
in Australia e un buon rientro in Italia; abbraccio gli sposi, li saluto e li
ringrazio per avermi voluto al loro fianco in questa splendida giornata. “E ci vediamo presto, ok?”
E vediamo quanti chilometri ho macinato per poter prendere parte a questa giornata:
Km totali percorsi: 29.470
Oggi sposi! |
1.600 km |
Km totali percorsi: 29.470
Sarà a causa dei 7000 matrimoni di Biutiful, ma io non riesco a commuovermi ai matrimoni... forse ci riuscirei se durante la cerimonia uccidessero un gattino, questo sì :)
RispondiEliminaNooo Pikke per carità, lasciamo stare i gattini! Troveremo un altro modo per farti commuovere...
EliminaIo ho un'idea... stampiamo tutti i glossari third parties e li bruciamo davanti a lei, impedendole di intervenire! Lacrime assicurate!
RispondiEliminaBellissimo! Il matrimonio da sogno! Aperto anche dai delfini... Che c'è di meglio!
RispondiEliminaManchi Fusotta :-P
Bertinotta! Prendi spunto!!
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