Sono lieta di
annunciarvi che ieri ho ricevuto la mia patente internazionale!
Non è difficile ottenerla. È sufficiente andare alla scuola guida, sganciare i $$$ e
fanno tutto loro! Altrimenti, se non vi piacciono le cose semplici, c'è un'altra
strada che potete intraprendere. Ovviamente, a me non piacciono le cose
semplici (altrimenti non saremmo neanche qui a parlarne), e dal momento che
devo impratichirmi un po’ con ‘sto blog, spenderò due parole sull’esperienza.
Il 14 giugno mi
prendo la mia bella mattinata di permesso per fare tutto. Ovvero:
- Procurarmi 2 fototessere
- Farne autenticare una all’anagrafe
- Pagare i due bollettini postali dedicati al Ministero degli Interni e forse anche al Ministero dei Trasporti (ma io devo guidare all’estero!)
- Fotocopiare patente
- Acquistare bollo
Dopo aver svolto tali quest minori a tempo di record, mi
reco in Motorizzazione, zona Molino Dorino. Parcheggio la mia macchinina fuori
dall’edificio, e mi rendo conto che tutte le strisce sono blu; mi rivolgo quindi
al chioschetto lì vicino per sapere se hanno i gratta e sosta. “No, devi andare
all’edicola della metropolitana.” Saranno 500 metri, ma perché diavolo il
chioschetto non ha i gratta e sosta e devo andare fin lì? È pure quasi
mezzogiorno, il sole è allo zenit e devono esserci almeno 12.000° Fahrenheit
che fondono l’asfalto. E se mi danno la multa mentre vado a prendere i gratta e
sosta fin laggiù?
Considero e soppeso, quando uno degli avventori del
chioschetto, signore di mezza età con occhiali scuri, cartella di pelle e fare
splendido, mi dice: “Signori’, ma parcheggi laggiù!” e mi indica un posteggio
riservato. “Ma posso?” “Ma sì, tanto parcheggiano tutti!” Guardo meglio: è il
parcheggio dove si svolgono gli esami di guida. “Meglio di no, guardi. Vado a
prendere i tagliandi per la sosta.” “Ma non serve” insiste quello “tanto i
vigili non passano mai.” “Le assicuro, con la mia fortuna…” “Signori’, quelli
stanno sempre in sciopero! Ma lei faccia come vuole, eh!” Mi rassegno, eccomi
all’edicola a chiedere i tagliandi. E finalmente si può entrare in questo posto
che riecheggia di memorie kafkiane, la Motorizzazione Civile di Milano.
Sembra
un alveare, con tutta la gente che ronza lì intorno. Ma meno razionale e
ordinato. Ufficio patenti, per di là: stanzone d’attesa principale, dove non
attende nessuno. Un cartello cerca di mettere ordine: per Veicoli, prendere
biglietto A, per Revisioni e collaudi biglietto B, e via dicendo fino alla F.
Attendere il proprio numero. Accanto, il dispensatore di numerini del salumiere.
FUORI SERVIZIO. Con l’istinto del pendolare che cerca un’obliteratrice funzionante,
mi guardo intorno. FUORI SERVIZIO #2 e FUORI SERVIZIO #3. Ecco perché non
attende nessuno in questa stanza: i dannati stanno tutti in fila agli sportelli
nella stanza successiva, localone lungo e stretto con sportelli che vanno da 1
a 12, e poi gira l’angolo e arriva probabilmente fino al 7829/bis.
Aria condizionata rigorosamente rotta, se mai c’è stata. Mi metto in
fila a uno sportello a caso, e naturalmente per la legge di Murphy è il più
lento; per il corollario della medesima legge, è anche lo sportello sbagliato.
Ripartiamo dal via alla fila accanto, dove ho adocchiato il cartello
INFORMAZIONI attaccato al vetro. Il mio turno arriva sorprendentemente in fretta,
e la signora dall’altra parte del vetro (ecco cosa mi ricorda il tutto: i
colloqui in carcere che si vedono nei film americani) mi indirizza alla mia
destinazione: sportello 6. È un’illusione ottica, o al 6 la fila sembra più
corta?
Illusione ottica. Quella che fa coda è una
vecchina malferma che, al 27 minuto di permanenza allo sportello, non può che
causare esasperazione accompagnata dal pensiero: ma dove cazzo se ne deve
andare con una patente internazionale???
Evviva, il mio turno.
“Devo
fare la patente internazionale.” “Le do i bollett…” “Già pagati.” “Ah, allora
deve portare una foto aut…” “Ce l’ho.” “Fotocopia della patente?” ‘A bella, con
chi credi di avere a che fare? “Mi deve compilare la richiesta” e mi allunga
trionfante un modulo.
Con questa mossa ha fatto scacco matto |
Non ci metto molto a compilarlo, ma mi rode ugualmente per una questione di principio: ovviamente
DOVEVA mancare qualcosa… “Bene, sarà pronta entro fine mese. Venga a ritirarla
intorno al 15 luglio.” C’è qualcosa che non mi torna nelle sue parole, ma sono
certa che se dovessi intraprendere una discussione in merito, ne uscirei
sconfitta.
Accontentiamoci di lasciare questo posto col pensiero di aver tenuto
testa alla burocrazia. Ma potrò cantare vittoria solo quando avrò in mano la
mia patente.
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E ieri l’ho ritirata! Enorme, brutta come il vecchio libretto
unto e bisunto su cui il droghiere segnava la spesa a mia madre 20 anni fa… le
parole non rendono l’idea, ecco qui.
Non ci starà mai nel portafogli |
Pensandoci, avrei potuto postare un video più significativo ed eloquente di tutte queste chiacchiere
Ma così non imparerei mai a usare
il blog.