Come ho fatto intendere nell’ultimo post, ho deciso di
lasciare Brisbane e di spostarmi verso nord, dove il clima è migliore, almeno
fino a novembre, quando inizierà la stagione delle piogge. Quindi mi piacerebbe
visitare quella parte del paese prima di allora. Ho acquistato un biglietto
della Premium Motor Service della durata di 3 mesi, che mi permette di scendere
in qualsiasi fermata fra Brisbane e Cairns, muovendomi però in un’unica
direzione. La prima tappa è Noosa, sulla Sunshine Coast, a poco più di 2 ore da
Brisbane.
Ma, appena dopo un’ora di viaggio, l’autista ci annuncia che
c’è un guasto al motore e ferma tutto. Al momento siamo bloccati in autostrada
in attesa del soccorso stradale. Non sembra l’inizio di un racconto di Stephen
King?
Ma questa storia ve la racconto un’altra volta. Adesso vorrei
chiudere la pagina Brisbane, raccontandovi delle esperienze migliori che ho
vissuto in quella città: gli incontri che ho fatto.
Vi ho già parlato, in maniera un po’ sintetica a dire il
vero, dei miei padroni di casa, Max e Karen. Vorrei raccontarvi qualcosa in più
di loro, soprattutto tutto quello che hanno fatto per me, ma non so da che
parte cominciare. Queste persone si sono portate in casa praticamente un’estranea,
le hanno dimostrato infinita fiducia lasciandola anche a casa da sola, le hanno
affidato i loro amati animali. Io per sdebitarmi non ho potuto altro che portare a spasso
Molly, aiutare un po ‘in casa, e stop. In cambio ho subito un intervento al
cuore che me lo ha reso dieci volte più grande. Come abbiamo convenuto io e
Karen, a volte le cose belle accadono.
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Max e Karen |
Grazie a loro, inoltre, ho passato un fine settimana
estremamente piacevole nonostante si siano assentati per andare a trascorrere un
weekend al mare, a casa di amici. Spiaciuti dal fatto che rimanessi a casa da
sola per tutto il tempo, mi hanno presentato i loro vicini di casa, Chloe e Gundy,
una coppia sulla trentina, prossimi al matrimonio. In un minuto, il programma
per il weekend è fatto: venerdì sera al pub per festeggiare l’impresa di un
amico di Gundy, che ha corso 100 km in 12 ore per beneficienza, e sabato
pomeriggio allo stadio a vedere una partita di AFL. Tutto molto promettente. E
tutto si è rivelato essere ben migliore delle aspettative.
Venerdì sera (che inizia alle 17.30!) lo passiamo in questo
pub dove un omino seduto a un pianoforte canta i più grandi successi di sempre
(sono la solita esagerata). Dopo aver ben bevuto, grazie al gentile protagonista
della serata, tutti pronti a scatenarsi in pista a ballare e cantare! Trovo
molto divertente il pensiero che gli anglofoni sappiano le parole delle canzoni
in inglese. Anziché cantare:
Smoke on the water,
na na na na na na na
Loro sanno riempire tutti gli spazi!
Quando mi lascio sfuggire che il mio sogno sempiterno è
andare al karaoke a cantare I will
survive, subito fanno la richiesta al pianista… che inizia a suonare per
me! E io urlo a squarciagola:
At first I was afraid,
I was petrified,
keep thinking I could
never live without you by my side,
na na na na na na na na
na na na na na na na na
Eccetera. Ma che figata! Grazie, ragazze!
Durante l’intervallo, Reese e Brook (ovvero il corridore e
suo fratello), neozelandesi, si sono esibiti, esclusivamente per me, nella
gloria del loro paese, l’
Haka. Devo dire che è stato impressionante, nonostante
Reese indossasse una camicia rosa. Dopodiché il pianista è venuto a
chiacchierare un po’ e Chloe gli ha spiegato che la loro amica italiana era
venuta fin lì apposta per cantare quella canzone. Lol. Naturalmente, dopo aver
scoperto questa cosa, il pianista ha deciso di dedicare una canzone
to our Italian friend:
Na na na na na na na na na na na na
That’s amore
In seguito Chloe mi ha rivelato che mentre cantavo osservava
se conoscevo le parole di questa canzone. Bi-lol.
Una serata davvero divertente. Non come l’hangover del
giorno dopo. Ma, sia lodata la birra, che non lascia effetti a lungo termine.
Con una buona colazione ero già a posto, pronta e scattante per andare alla
partita di AFL con Gundy.
Allora, AFL sta per Australian Football League. Somiglia al
rugby, dal momento che giocano con una palla ovale e i giocatori sono senza
protezioni. Il campo è ovale anch’esso e ci sono 15 giocatori per squadra. Una
partita dura quattro quarti da 25 minuti l’uno. Lo scopo è fare punto passando
fra i due pali centrali (6 punti se la palla viene calciata lì in mezzo, 1 se
viene portata a mano) o fra quelli laterali (1 punto). Si può passare la palla
in tutte le direzioni, calciandola o con un pugno. Non si possono placcare i
giocatori, ma devi solo cercare di prendere la palla. Eppure ha fama di essere uno
sport molto violento. Queste sono le regole base che vi servono per assistere a
una partita di AFL. Il tutto mi ha fatto pensare, per qualche motivo, al
quidditch. Devo ammettere che mi sono divertita, l’ho trovato più interessante
del calcio e l’ho capito anche un po’ di più. Le squadre in campo non erano
professioniste, era piuttosto un campionato locale, e c’era un’atmosfera da
festa campestre. Chioschi di bibite e panini, le mascotte ubriache, un sacco di
gente di ogni età seduta intorno a fare il tifo (la peggio era sta sciura sulla
cinquantina che indirizzava – credo – i peggiori epiteti ai giocatori… anche il
mio accompagnatore era impressionato).
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Va' che foto plastica |
Non siamo rimasti lì fino alla fine, ce ne siamo andati alla
conclusione del terzo quarto, dal momento che l’epilogo era ovvio (la squadra
di casa stava perdendo). A dire il vero ero un po’ delusa per non aver visto il
sangue. Comunque, lasciamo il centro sportivo e Gundy mi porta a vedere un bel
panorama della città dall’alto, quindi ci indirizziamo verso casa, ma ormai a
Toowong facciamo una fermata dell’ultimo minuto. “
Ti va una birra?” Il ragazzo
ha capito tutto. Ma non mi porta in un banale pub: andiamo nientemeno che al
club di bocce che ho scoperto l’altro giorno! Bene bene, mi piace mischiarmi
coi locali, e questo posto non ha nulla di glamour, è esattamente un circolino
di quartiere, tipo i Combattenti a Vanzago. Le birre ce le abbiamo, e Gundy mi
chiede se voglio fare una partita a bowling. Eccerto! Le bocce per giocare non
sono come le nostre, sono un po’ schiacciate ai poli, cosa che conferisce
effetto quando le lanci. Lo scopo è arrivare il più vicino possibile al
boccino. Fin qui nulla di nuovo. Io ho fallito miseramente. Anche questa non è
una novità. Però si gioca scalzi. Questo sì che è inusuale! Ma piacevole.
Comunque ho dato un pochiiiino di filo da torcere al mio avversario, che ha
temuto per il suo virile orgoglio: “
Noooo, cosa diranno i miei amici se perdo
con una ragazza!” Tranquillo Gundy, per questa volta ti lascio vincere!
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Anche questo è uno sport molto violento |
Un occhio all’orologio, e mi rendo conto che devo scappare a
casa: la povera Molly mi starà aspettando per la passeggiata! Rimaniamo però
d’accordo che dopo lo raggiungo per mangiare insieme: il suo amico Nick, che ho
conosciuto la sera prima, ha promesso che si occuperà della cena.
Rientro in casa e Molly mi accoglie con un: “È questa l’ora di tornare???” e
infatti faccio giusto in tempo a raggiungere il bosco che si dà alla pazza
gioia. Sotto questo aspetto i cani sono ammirevoli. La riporto a casa e
raggiungo Gundy. È incredibile come si fidino così tanto gli uni degli altri
all’interno del quartiere, si può entrare tranquillamente nel giardino del
vicino senza neanche suonare il campanello. Anzi ora che ci penso non ho visto
neanche un citofono. “Nick è dovuto andare via e abbiamo già mangiato, ma ti ho
tenuto da parte qualcosa… ti piace la cucina indiana?” è tutto il giorno che
sono lì lì con la lacrimuccia pronta al pensiero di quanto è gentile questo
ragazzo, e adesso potrei cedere proprio davanti a un piatto di chicken masala.
Mentre mangio mi mostra le foto dei loro viaggi. Anche lui e
Chloe sono stati backpacker, qualche anno fa hanno fatto il giro del mondo; mi
fa vedere le foto che hanno scattato in Europa, mi racconta di quanto gli è
piaciuta l’Italia. A quel punto torna Nick, che chiede a Gundy se lo porta in
una discoteca dall’altra parte della città: “Non prendo la macchina, così posso bere. Potrei chiamare un taxi per
farmici portare, ma così risparmio 50 $. Che userò per bere.” Non fa una
piega. Sono anche io della partita, tutti in macchina, e andiamo, andiamo,
andiamo… Non ho idea di dove siamo, ma confesso che sono un po' stanca, spero
di tornare a casa presto. Dopotutto sono già le 7.30! E grazie al cielo,
mezz’ora dopo siamo arrivati. “Che programmi hai domani? Io devo partecipare a una corsa di
beneficienza… Reese mi ha incastrato l’altra sera, quando ero ubriaco. Vado per
le 6, ma se ti va, Chloe mi raggiunge in bicicletta verso le 8. Ti prestiamo
una bici e vieni pure tu!” è una proposta interessante, mi fa molto piacere
che mi abbia chiesto di partecipare… ma le 8 del mattino è tremendamente presto
per me. Lo ringrazio per la bellissima giornata, rimaniamo con la promessa che
ci rivedremo prima della mia partenza, e buonanotte.
Buonanotte si fa per dire. A parte i consueti rumori
notturni, il fatto di stare da sola in una casa non mia mi agita non poco. Il
pensiero di dovermi svegliare all’ora x per timore che Molly si senta
trascurata e faccia le sue cose in casa mi preoccupa notevolmente. Mi sveglio
alle 6. In fin dei conti potevo anche andare con Chloe. Molly entra in camera
dicendo: “Allora, ci diamo una mossa???” Va bene, va bene. Non ce la faccio,
esco in pigiama. Esploriamo il solito pezzetto di bush che costeggia il
quartiere, quindi rientriamo, tutte pronte per cominciare la giornata.
Oggi c’è un altro incontro in programma: Bellapasta mi ha
dato il contatto di una sua cara amica, una ragazza italo-argentina che è
partita con lei dall’Italia per l’avventura australiana. A un certo punto le
loro strade si sono divise poiché hanno deciso di vivere esperienze diverse, e
Luciana è arrivata nella città in cui mi ritrovo anche io. Appuntamento nel primo
pomeriggio in centro, di fronte a Hungry Jack’s. Prendo la mattinata
estremamente con calma, scrivo, riordino un po’, mi cucino il mio primo piatto
di pasta australiana. Considerate le circostanze, non è uscito niente male.
Gli orari soprattutto sono molto australiani, ho pranzato che era da poco
passato mezzogiorno.
Quindi parto alla volta della city e arrivo
all’appuntamento quasi in orario. Mi guardo intorno, chi ha l’aria di aspettare
qualcuno? Quasi tutti. Tiro fuori il cellulare per mandare un sms (“
maglietta
bianca con scritta rossa, L’ELENCO”), e in quel momento Luciana mi chiama: è la
ragazza proprio davanti a me!
Bibitozzo da Starbucks e chiacchiere, chiacchiere,
chiacchiere. Su cosa ci ha portato lì, cosa combiniamo, cosa abbiamo in
programma per il futuro. La cosa che mi colpisce di più è scoprire un
sentimento comune: “
Le giornate sembrano
lunghissime, perché quando qui è il momento di andare a letto, in Italia è solo
metà pomeriggio, e rimanderei all’infinito l’ora in cui spengo le luci perché
voglio continuare a parlare con i miei amici.” Ci siamo appena conosciute,
e già mi spiace pensare al fatto che presto partirò, perché poteva nascere una
bella amicizia. Beh, magari è solo rimandata. Dopo un paio di ore di
chiacchiere e di vasche per il centro, siamo raggiunte da una coppia di amici
italiani, anzi milanesi, Genny e Andrea. Quanto è strano sentire “
fi*a” da questa parte del mondo? Una
cifra. Per completare il quadro, andiamo a mangiare tutti insieme, in un pub
che la domenica sera fa pizza a 5 $. Mi sa che nel corso dell’anno svilupperò
anche io il fiuto per questo genere di cose. Dopo cena, altre chiacchiere, si
finisce per parlare di Guzzanti e della
telenovela piemontese. Il senso di
straniamento ormai ha raggiunto livelli esponenziali. Verso le 8 però Luciana
deve rientrare nell’ostello in cui vive, perché inizia il suo turno di lavoro.
La accompagniamo, visito rapidamente l’ostello, quindi ci salutiamo. Forse in
modo un po’ frettoloso o superficiale, perché in fondo è troppo strano pensare
che, nonostante uno splendido pomeriggio passato insieme e numerose affinità
portate alla luce, fra due giorni parto e chissà quando ci rivedremo. Ma non si
può mai sapere.
Mentre torno a casa, penso al bellissimo weekend che ho
passato, al fatto che contro ogni aspettativa non sono stata sola un minuto.
Appena formulato il pensiero, mi arriva un sms da Karen: “Ciao Ilaria, fammi
sapere quando arrivi alla stazione, che se non è troppo tardi ti veniamo a
prendere.” Ecco. Ma meglio camminare un po’, così’ almeno smaltisco la mia
pizza cajun chicken. Arrivo a casa in una mezz’oretta, senza neanche perdermi!
E al mio arrivo, un’altra sorpresa: i miei ospiti mi hanno portato un bel
cappellone da cowboy, indispensabile per affrontare l’estate australiana! “Ah,
Ilaria, domani sera avremo a cena Steven e Lilly, così vi potete salutare. E ci
ha detto Chloe che passeranno anche loro per il dolce.”
Ed è seguita una cena epica. Per la festa del papà, che è
stata appunto domenica, Steven ha portato dei gran bei regali a Max: Toblerone formato
famiglia e T-bone di dinosauro. E ha praticamente estromesso i suoi genitori
dalla cucina, “
Voglio fare io.” Steve è proprio figlio di suo padre, sempre la
battuta pronta, non perde occasione per scherzare.
Lilly è più discreta, ma ha
una risatina acuta e una voce che mi fanno morire dal ridere, e un paio di
occhiali che mi piace un casino. È davvero bello vederli tutti insieme, c’è un
calore da Mulino Bianco in questa famiglia, ma genuino.
E che magnata! Hanno
completato il quadro i Gundy, che sono passati a salutare e a raccontare degli
ultimi preparativi per il matrimonio. Mitica Chloe, ha comprato due (2!!!)
vestiti da sposa! Qualcuna cerca un abito? Ha intenzione di vendere il doppione
su eBay :D
Ed ecco finita la mia avventura a Brisbane. Tempo di fare i
bagagli e proseguire il viaggio. Confesso che al momento dei saluti avevo l’occhio
un po’ umido, soprattutto quando mi hanno ribadito per l’ennesima volta che a
Brisbane ho una famiglia. So che non potrò mai ringraziarli abbastanza, ma
spero almeno che un domani potrò fare lo stesso per qualcuno che dovesse trovarsi nella
stessa situazione in cui mi trovo io ora.
Oh, quanto ho scritto. Tanto, ma tanto! Tutto per via del
guasto all’autobus… Per le prossime volte cercherò di essere più sintetica. Ci
risentiamo a Rainbow Beach!