domenica 11 dicembre 2016

I guardiani

Oggi è stata la prima giornata di volontariato al museo!

La location è il museo navale di Greenwich, ed è più di un anno che ci avevo puntato gli occhi addosso.

Pescato a caso fra i musei che cercavano collaboratori volontari, forse fu durante l'estate 2015 che per la prima volta mandai CV e candidatura, e a onor del vero fui subito contattata per il colloquio. Colloquio superato brillantemente, ma poi per lungaggini burocratiche ho aspettato l'estate 2016 per ricontattarli e chiedere di essere riammessa al programma. Il che ha comportato il dover ripresentare la candidatura, rifare il colloquio, fare la giornata di affiancamento, (andare in ferie) e finalmente cominciare come volontaria.

E chi ben comincia, è a metà dell'opera: sono uscita di casa volando, con l'ansia di arrivare in ritardo al mio primo giorno di lavoro, sebbene volontario. Per fortuna raggiungo Greenwich in tempo per il briefing che apre la giornata, e comunque la prima persona che conosco è Sally, che subito mi dice: "Ma sei volontaria, di che ti preoccupi?" Le domande incoraggiati proseguono: "Ma che voglia che hai! Ma chi te lo fa fare? Ma di domenica, poi!" E con questi toni, comincia la giornata. Durante il briefing, che si tiene all'ingresso del museo, mi fanno sapere che per il mio primo turno sono assegnata alla Queen's House, il cuore geografico del complesso museale, il più antico edificio neoclassico inglese, costruito 4 secoli fa - quest'anno cade esattamente il quattrocentenario - e recentemente riaperto al pubblico. Io sono assegnata all'ingresso insieme a Maria, che fa parte dello staff regolare, ovvero non è una volontaria. Le nostre mansioni consistono nell'accogliere i visitatori, indirizzarli verso l'inizio del tour, cercare di vendere le guide, ricordare che l'ingresso è gratuito, ma le offerte sono gradite. L'aiuto più prezioso che offriamo però è indicare dove sono i bagni. True story. Dobbiamo inoltre contare quanti visitatori entrano, dotate di quell'affare che usano gli assistenti di volo.

Il lavoro del... guardiano? assistente? boh, quello, è ritmato da pause e turni. Ogni ambiente del museo è piantonato da un team di quattro persone: tre sono posizionate in diversi punti dell'area, la quarta è il "relief", il sollievo, che copre i colleghi mentre questi vanno in pausa - circa 30 minuti ogni due ore, 40 minuti per il pranzo. Durante tutto il turno siamo tenuti a stare in piedi, quindi la pausa è il momento per far riposare le stanche membra; per questo c'è la saletta ricreativa con tavoli e sedie, una cucina, frigorifero, PC in caso vi mancasse la mail, bagni. La zona dedicata al personale è completata dall'area degli armadietti, spogliatoi, le bacheche per le comunicazioni interne e per la Wall of Dishonour, dove appaiono le foto di chiunque sia persona non grata per il museo: lo staff è tenuto a essere particolarmente solerte in caso queste persone siano individuate, e chiamare la sorveglianza. La sorveglianza sono due massicci signori che stanno rinchiusi in una di quelle salette senza finestre ma piene di schermi: essere ammessa in un posto del genere ha scatenato immediatamente le mie fantasie più thrilleronistiche. Le comunicazioni con la sorveglianza avvengono, Dio voglia il meno possibile, con radio ricetrasmittenti e utilizzando il lessico che si sente usare nei film. Il mio entusiasmo a leggere le istruzioni: alle stelle. A dire il vero però finora ho sentito usare la radio solo per chiamare la signora delle pulizie, anche se in realtà, essendoci un unico canale (il che significa che tutti ricevono le chiacchiere di tutti), devo ammettere che ho intercettato parecchie altre comunicazioni senza intenderne quasi nessuna.

La giornata scorre molto tranquillamente; ci sono alcuni momenti dove i turisti sembrano mettersi d'accordo e arrivare in massa, ma anche in quei casi i nostri compiti sono semplici, e avere a che fare con persone che sono in vacanza o che hanno deciso di passare una giornata di svago al museo è secondo me il punto cruciale: l'atmosfera è rilassata, nessuno ti mette fretta, non esistono deadline a parte la chiusura. Generalmente poi l'inglese medio si ferma volentieri a scambiare due parole, quindi trovo che sia un lavoro abbastanza piacevole, anche se a essere onesta ci sono stati dei momenti di Oddio ma non mi passa più!

Diciamo però che sono lieta di dimenticare le forti emozioni del lunedì-venerdì, muovermi a ritmi più pacati per un giorno ogni due settimane, e soprattutto sfruttare i vantaggi del mestiere. Come visitare gratuitamente le varie mostre della città. O approfittare degli sconti al negozio del museo per fare i regali di Natale. Senza contare che, a mio parere, essere immersi nel Bello fa bene all'anima: nonostante non sia un museo di belle arti, l'ambiente è molto suggestivo, e siamo pur sempre circondati da opere dell'ingegno umano. Voglio dire, sicuramente meglio di Camden un venerdì sera qualunque.