Neanche in un milione di anni mi sarei mai aspettata che mi
accadesse ciò che è successo nel mio primo weekend australiano.
Ellamadonna, cosa ti è
successo? Si staranno chiedendo in tanti. (Cioè, in tanti… i miei 13
lettori se lo staranno chiedendo! A proposito, tutti gli altri: correte a
cliccare qui a destra!)
Allora, sono arrivata mercoledì in Australia, OK? E non
appena poso piede su suolo australiano, metto il mio bel post sulla bacheca di
FB per far morire di invidia tutti i miei amici. Poco più di 24 ore dopo,
ricevo il seguente messaggio: “Anche tu in Australia?” State ancora cercando di
vincere il jet lag, siete sopravvissuti a numerosi attraversamenti pedonali
(pericolosissimi, essendo voi avvezzi a guardare dalla parte sbagliata della
strada), dovete venire a patti con l’accento locale. E ricevete un messaggio
come se fosse sabato pomeriggio e vi chiedono se la sera vi va di andare al
cinema a Cerro Maggiore. E scusate se è poco. Aggiungiamo poi che il messaggio
arriva da questa amica, che chiamerò Bellapasta, che non vedevo da forse 14
anni. E non solo si trova anche lei in Australia (superficie: 7.617.930 km²),
ma attualmente vive a Byron Bay… 165 km a sud di Brisbane! Uno sputo non solo
in termini australiani, ma addirittura brianzoli!
Cioè. Ci rendiamo conto? Rendiamoci conto. In quattro e
quattr’otto (in un posto così grande, per forza di cose bisogna agire in
fretta) ci scambiamo i numeri di telefono, ci sentiamo ed è fatta! Sabato si va
a Byron Bay!
Mentre sono sul bus, due parole su Bellapasta. Ci siamo
conosciute all’età di 15 anni durante una vacanza studio a Londra (santo cielo,
la prima volta che presi l’aereo), abbiamo passato
un'estate spassosissima, ma poi per qualche motivo ci siamo perse, come può capitare
nella vita. Forse ci siamo riviste un paio di volte in seguito, ma poi più
nulla, fino all’avvento di Facebook, che ci ha fatto recuperare i contatti, ma
sempre in maniera occasionale. Ma per fortuna che c’è Facebook!
Fine della storia. E anche del viaggio, il pullmino in due
ore mi porta a destinazione. Scendo un po’ disorientata e mi trovo circondata
da altri viaggiatori che presto svaniscono, ognuno verso la propria
meta. Io sto lì ad aspettare che qualcuno mi raccolga e studio il posto in cui
sono arrivata. Un sacco di backpacker, gente in costume e infradito che vaga
per le strade (e ricordiamo che siamo sul finire dell’inverno), skater, surfisti
che si muovono su uno sfondo di negozi fricchettoni, agenzie di viaggi, fast
food, gelaterie… la classica località turistica. La mia prima località
turistica australiana! Alcuni dicono addirittura che sia una delle più belle
del paese. E io ci sono finita dopo neanche una settimana.
Vabbè, ma dov’è Bellapasta? Continuo a scrutare da un lato
all’altro della strada principale, strizzando gli occhi contro un sole devo
dire cattivo. Eccola laggiù! Ci corriamo incontro, baci e abbracci, e
constatiamo che in tutti questo tempo non siamo cambiate poi molto. E quasi all’unisono:
“Assurdo! Trovarti qui in Australia!!!”
Ci spostiamo verso l’ostello dove vive da un mese con il suo
fidanzato, che chiamerò Night Watcher, e passiamo le quattro ore seguenti a
recuperare 14 anni, interrompendo di tanto in tanto il flusso del racconto esclamando:
“Assurdo! Trovarti qui in Australia!!!”. Gli studi, le esperienze di lavoro, le
conoscenze comuni, e soprattutto quelle tre settimane londinesi, remote ma
indimenticabili. Per arrivare al presente: anche Bellapasta e Night Watcher
hanno deciso di prendersi una pausa dall’Italian Way of Life e sono arrivati in
Australia all’inizio dell’anno, hanno vissuto per diverso tempo a Melbourne
barcamenandosi nei lavori più diversi, hanno sperimentato il leggendario lavoro
nelle farm (necessario per rinnovare il visto) e hanno quindi deciso di
muoversi verso nord, fermandosi a Byron Bay un paio di mesi. “Qui la vita può
cambiare nel giro di mezz’ora” mi spiega “noi cercavamo un posto per dormire un
paio di giorni, e adesso siamo qui da un mese. L’ostello ci offre l’alloggio in
cambio di qualche ora di lavoro.” E che lavoro! Bellapasta va a recuperare i
turisti che arrivano in città alla fermata dell’autobus, mentre Night Watcher,
come si evince dal nome, è il tutore dell’ordine dell’ostello nelle ore
notturne. Fra parentesi: non uso i loro veri nomi non perché mi abbiano chiesto
l’anonimato, è solo che mi diverto un sacco a usare i soprannomi.
Quindi, una chiacchiera dopo l’altra, si avvicina l’ora di
pranzo, che prepariamo nella cucina dell’ostello (davvero attrezzata, non c’è
che dire), dunque ci spostiamo tutti e tre in spiaggia. Allora è questo l’oceano
Pacifico… Impressionante! Acqua a perdita d’occhio, e spiagge che sembrano
piste d’atterraggio. Ripenso all’ultima volta che sono stata al mare in Italia:
Pietra Ligure. Non dirò altro.
Qualche matto fa il bagno, un mucchio di ragazzi giocano a
rugby (o football, o AFL, di cui spero di raccontarvi presto), le famiglie
fanno pic nic. Sul prato appena prima della spiaggia degli ascoltatori
estremamente rilassati ascoltano un tipo che si esibisce al sitar. Ma non è l’unica
musica che sentiamo: Night Watcher mi fa notare che, strusciando i piedi nudi
sulla sabbia, si produce un rumore curioso, una sorta di gnic gnic gnic
curiosissimo e divertente. Chiacchieriamo ancora un po’ (abbiamo parlato così
tanto durante il weekend che credo di essermi abbronzata la lingua), ma è
ancora presto quando decidiamo di lasciare la spiaggia: saranno solo le 4 del
pomeriggio, che inizia a fare freschino. In effetti la luce durante il giorno
mi spiazza un po’ da queste parti del mondo, mi fa notare Bellapasta che alle
10 c’è un sole molto intenso, come da noi a mezzogiorno, ma già a metà
pomeriggio appena si diffonde una luce serale, e alle 6 tanti saluti, il sole
va giù (e, credeteci o no, inizia a fare freschino).
Ci rimettiamo in cammino per le strade di Byron Bay e avvistiamo
The Happy Coach, un pullmino che fa la spola tra il paese e Nimbin, villaggio
fricchettone che basa la sua economia sulla ganja, a quanto ho capito. Ma a
questo giro non l’ho visitato.
Ma sono contenta lo stesso! |
In ostello troviamo il tempo per chiacchierare
ancora un po’, poi Night Watcher mette fretta a noi fanciulle affinché andiamo
a prepararci per la serata: cena a 5 $ al pub Cheeky Monkey con birra aggratis,
seguito dalla Ladies’ Night. Sounds good.
Per farla breve, l’hamburger non era male, la birra gratis
sempre ben accetta, la Ladies’ Night l’ho trovata divertente ma un po’ di dubbio
gusto (la clientela maschile era invitata a partecipare a una gara di
spogliarello, davanti a una malcapitata futura sposa le cui amiche
probabilmente non potevano permettersi uno spogliarellista professionista). Ora
delle 10 di sera ne avevamo abbastanza del locale, ci siamo spostati verso un
altro pub, quindi di nuovo all’ostello, dove siamo rimasti su a chiacchierare
ancora un po’ con il guardiano notturno di turno, quindi abbiamo salutato, e
ognuno in camera sua. A proposito, non vi ho mai detto che ho l’abitudine di
fotografare i posti in cui dormo. Ecco la mia camera al YHA, che dividevo con
altre otto ragazze.
Quale sarà il mio letto? |
Pronti per un’altra giornata frenetica? Colazione, mattinata
in spiaggia, pranzo e gita al faro nel pomeriggio. Nel frattempo mi rendo conto
che nessuno mi corre dietro, e decido di fermarmi un’altra notte a Byron Bay.
Ho fatto bene a prenotare solo l’andata. SEMPRE prenotare solo l’andata, che
non si sa mai cosa potrebbe accadere.
La salita al faro ci porta via circa mezz’ora, e il percorso
ha il suo fascino. Abbandonato il paese, ci inoltriamo nella foresta e di tanto
in tanto gli alberi si aprono e ci rivelano vedute spettacolari sulla baia. Vi
lascio immaginare cosa sia la vetta… Anzi no, ecco qua:
Il faro si
erge sul punto più orientale del continente. La spiaggia che si estende sull’altro
lato è meta prediletta dei surfisti, mi dicono. Da qui si vede uno spettacolo
fantastico: delfini che saltano, balene che affiorano, se sei fortunato vedi
anche i wallaby! Se sei sfortunato, incontri uno squalo! Ma mi auguro che noi
si sia fuori portata.
Hic sunt tiburones! |
C’è un sacco di gente quassù, e il paesaggio
merita. Abbiamo la fortuna di assistere a uno stupendo tramonto. Ma
immediatamente dopo inizia a fare freddo, quindi è meglio cominciare la
discesa. La foresta ora fa un po’ più paura, gli uccelli non stanno zitti un
minuto, ma Bellapasta mi fa notare che quelli che io credo siano pennuti sono
in realtà pipistrelli. “Pipistrelli grossi come Batman.” Giuro. Enormi, e
continuavano ad arrivare nella nostra direzione, a stormi. Uno si è appollaiato
a testa in giù su un ramo nel momento esatto in cui ci siamo passate sotto. Se
un pipistrello appeso così fa la cacca, cosa succede?
Rientro in ostello, cena (ho provato gli hamburger di
canguro. Che dire… curiosi. Mi hanno ricordato la salamella, ma pare sia molto
soggettiva la cosa), chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Si è unito a noi e
alle nostre chiacchiere anche Dominik, un ragazzo austriaco che vive a Brisbane
e nei weekend si sposta a Byron Bay per lavorare. Di mestiere fa il pilota di
piccoli aerei, porta in cielo i paracadutisti e poi li butta giù. Fico, eh? E
perché vi parlo di lui? A parte che fa un lavoro fichissimo, il fatto è che Dominik
possiede un mezzo proprio, e l’indomani sarebbe tornato a Brisbane. “Mi dai un
passaggio?” le parole mi sono scappate di bocca involontariamente. Sembra un po’
perplesso, temporeggia, cerca di nicchiare. Che dite, sarà che ha la fidanzata
in visita dall’Austria e vorrà passare tutto il tempo utile da solo con lei? Ma
io faccio la gnorri. No, dai, a dire la verità mi sono fatta qualche scrupolo,
non sono così meschina. Ma pare che l’abitudine di condividere i viaggi in auto
sia molto diffusa in Australia, e nel corso di quest’anno sarà il caso che
apprenda alla perfezione l’arte del backpacker. Quindi, mi sono guadagnata il
viaggio di ritorno. SEMPRE prenotare solo l’andata.
Il giorno dopo scorre in maniera estremamente tranquilla.
Bellapasta è di turno, quindi fa avanti e indietro tra l’ostello e la fermata
dell’autobus, e a volte la accompagno. Oggi l’ostello offre i pancake per la
colazione! Bel modo di iniziare la giornata. Ozio a bordo piscina, appesi alle
amache… ci si abitua in fretta a questo genere di vita.
L’unica nota stonata è
il tempo, che oggi fa un po’ i capricci. È proprio ora di tornare a casa.
Intorno alle 6 partiamo. Baci e abbracci e ancora una volta: “Assurdo! Trovarti
qui in Australia!!!” E speriamo di rivederci presto.
Il viaggio di ritorno è tutto sommato interessante. Faccio un
mucchio di domande a Dominik a proposito del suo lavoro, si vede che volare gli
piace proprio. Gli spiego che non è che io abbia paura degli aerei, ma c’è
sempre questa vocina estremamente flebile nella mia testa che non mi fa stare
al 100% tranquilla. Lui mi rassicura dicendo: “Beh, sai che è molto più
pericoloso andare in macchina, vero?” Certo, lo so. Mi rendo conto di quanto
può essere pericoloso un viaggio in auto, soprattutto se non molli un secondo
la mano della tua fidanzata e fai tutto con l’altra mano, gesticolazione
compresa. “I piloti sono persone che devono fare un sacco di ore di volo,
superare un mucchio di esami. A differenza di molti idioti che guidano. E per
quanto riguarda la manutenzione, le compagnie aeree preferiscono spendere soldi
ogni anno per assicurarsi che l’aereo funzioni a dovere, piuttosto che perdere
il velivolo e spendere così molti più soldi.” Ora, non so se questa cosa
dovrebbe tranquillizzarmi definitivamente, o se dovrei sentirmi offesa dal
fatto che al centro dei pensieri delle compagnie aeree ci sia il benessere dei
mezzi e non dei passeggeri… Vabbè, l’importante è che stiano in aria. “C’è un
programma TV, Aircrash Investigations… 90 episodi sugli incidenti aerei più
famosi della storia, dovresti guardarlo!” “Ah, sì? Interessante!” Per farmelo
vedere dovrete riuscire a farmi questo, prima.
Ma, come al solito, mi sto dilungando. In meno di due ore
arriviamo in città, Dominik mi porta alla stazione degli autobus, e da lì a Toowong
sono forse 45 minuti, fra bus e treno. L’ultimo tratto è tutto affidato alle mie gambe. Mezz’ora a passeggio nei quartieri
residenziali by night, su e giù per le vie collinose, con pochissime luci per
le strade. Non incontro un’anima, solo poche auto, e sono solo le 9 di sera. I
rami degli alberi si sporgono a mo’ di volta lungo le piste pedonali, e
confesso che sono un po’ spaventata, temo che fra le ombre si nasconda
qualcuno. Invece sono solo i consueti uccellacci notturni che mi tengono d’occhio.
Allungo il passo, mi viene il fiatone, e finalmente arrivo al numero 23, casa. La
luce è accesa come promesso, dalla porta a vetri vedo Max sul divano che gioca
con l’iPad, Karen che stira guardando la TV e Molly che dorme e sogna lì
accanto.
Che weekend incredibile.
Qualche numero per ricapitolare
330 km fra andata e ritorno |
Km totali percorsi: 17.030
Ecco il link per le foto
Oh, non vi ho chiesto se vi piace il nuovo sfondo del blog... così è più leggibile, no?
La prossima volta vi racconterò qualcosa in più su Brisbane!