giovedì 18 agosto 2016

I'm gonna be (9.5 miles)

Alcuni sapranno che da un paio di anni ho sviluppato una certa passione per l'escursionismo. Il racconto lungo lo riservo a tempo migliori, qui invece descriverò una delle mie tipiche passeggiate domenicali, che da diversi mesi a questa parte sono diventate una tenace abitudine.

Armata di questo preziosissima guida a prova di idiota (che comunque non mi impedisce di perdermi)


ogni settimana scelgo una destinazione nei dintorni di Londra, preparo il mio zainetto, infilo gli scarponi e prendo il treno, che mi porta al punto di partenza della mia scarpinata e, se tutto va bene, mi raccoglie alla meta.

Dopo aver fatto praticamente tutto l'inverno a camminare per campagne (si può fare! L'unico rischio da mettere in conto sono le giornate cortissime, ahimè), mi sono presa una lunga pausa primaverile a causa di problemi non identificati alle gambe. Ma domenica scorsa aspettavamo un tempo splendido, e il richiamo dei sentieri è stato troppo forte... era il momento di mettere alla prova il cavallo di San Francesco!

Per non strafare, ho scelto un percorso breve e semplice, circa 16 km senza particolari dislivelli, da Gerrard Cross a Cookham, da qualche parte nel Berkshire. Facciamo che per capirci ci piazziamo una mappa:

È quello rosso (cit. Capitan Ovvio)
La giornata non è splendida come ci era stato promesso, ma almeno non piove, ed essere di nuovo per campagne, lontano dal caos cittadino (esclusi gli attraversamenti autostradali) mi gasa subito tantissimo.

Neanche quel manipolo di cavalli in lontananza mi inquieta. Neanche un po'. Neanche se dopo un po' spariscono nel folto della boscaglia in cima alla collina che mi appresto a scalare. Forse sono cavalli timidi, che fuggono la presenza dell'uomo. O della donna.
O forse sono perigliosissimi cavalli mannari che si sono appostati dietro agli alberi per tendermi un'imboscata.

Capito che tipo di pensieri mi si affollano nella testa quando vado a camminare da sola? Ogni curva del sentiero, ogni rumore fra gli alberi è il preludio di un film che, per fortuna, probabilmente non si realizzerà.

Tipo, alla fine questi erano solo cavalli timidi
A volte però capitano contrattempi che meritano di essere menzionati, che rendono giornate altrimenti tranquille un po' più frizzanti. Quest'oggi per esempio, sempre parlando di cinema, ho avuto un'esperienza... leoniana? leonina? nel momento del mio duello con la mucca.

Diamo un po' di contesto, perché altrimenti sembra che io sia affetta da una ridicola fobia dei bovini (tra l'altro ho cercato se esiste un termine tecnico, e pare di no. Cosa del tutto incomprensibile per me. Esiste un lessico immenso sul tema, ma nulla a proposito delle vacche.): non è fobia, è diffidenza reciproca. Vi rimando dunque a un antico post che ne illustrerà le origini.

È un po' lungo, ma ne vale la pena.

Ciò detto, la mucca odierna. LE mucche, in mezzo a questo campo che si trovava esattamente fra me e la pausa pranzo.

In foto sembrano piccole, eh
Io sempre gasatissima fino a quel punto: le gambe non davano segnali sospetti, ero perfettamente in linea con i miei tempi standard - 4 km/h - e insomma ero di buon umore per la giornata.

Scavalco lo steccato per entrare nel campo, e vedo signore mucche sparse di qua e di là. Ok, niente panico, le ho già fatte cose così. Le mucche sono timide, mi vedranno arrivare e si sposteranno. Uhm, ma ci sono in giro anche dei vitelli. Le mucche con i vitelli in giro diventano meno timide e più... non voglio dire aggressive, diciamo che stanno molto sulla difensiva. Va bene, non è che abbia alternative, inizio ad attraversare il campo. E vedo una mucca gigante - o forse è un toro? - che sta esattamente svaccata, è il caso di dirlo, sulla mia traiettoria. Mi vede. Tutte, mi vedono. E mi tengono d'occhio. C'è tensione nell'aria, o sono io? Un paio di vitelli, incuranti dell'atmosfera degna del miglior Hitchcock, bighellonano fra le mamme, piazzandosi proprio davanti al cancello che dovrò attraversare nell'altro angolo del campo. Mi incammino, piano piano. Mi avvicino all'ostacolo, la mucca gigante, e sono sempre più convinta che sia un toro. Ovviamente indosso una maglietta rossa. Mi sento come Atreyu all'Oracolo del Sud.



La mucca non mi leva gli occhi di dosso; io sono sempre più vicina, finché quella fa un movimento secco con la testona. Mi fermo. Considero. Parte un nuovo film, la mucca che in 0,3 secondi mi carica e mi fa volare in mezzo al campo.

Inizio a indietreggiare.

Continuiamo a fissarci. Retrocedo, forse per 50 metri: non mi sono mai sentita così ridicola e minacciata allo stesso tempo. È per miracolo che non pesto una scagazzata. Sarebbe la ciliegina sulla torta.
Torno al punto di partenza e rifletto sulla possibilità di sconfinare nel campo accanto e proseguire in parallelo. E se poi non riesco a tornare sul sentiero? E se il recinto è elettrificato? E se il contadino mi insegue con il fucile perché non ho diritto di passaggio?

Pausa.

Mi siedo sullo steccato, e mangio. Un tristissimo sandwich preso al volo in stazione prima di partire. Spero che nel frattempo la mucca si levi di mezzo e lasci libero il sentiero.
E, incredibilmente, nel giro di un panino che fa davvero pena, la mucca si alza! Non si allontana poi di tanto, ma almeno mi lascia un maggiore spazio di manovra. Raccolgo le mie cose, e proprio in quel momento sento arrivare qualcuno alle mie spalle. Una coppia, benissimo! Le vinceremo per superiorità numerica! Ma la coppia ha con sé un cane, un giovane labrador. La cosa non mi rende tranquilla, ma non posso restare qui per sempre. I signori non si fanno tutte le paturnie che mi faccio io, perché senza esitazione si dirigono verso l'altro lato del campo, mucche o non mucche. Faccio quasi fatica a star loro dietro, e nel frattempo cerco di offrire esili spiegazioni - pare più a me stessa che a loro - sul perché abbia esitato così tanto. La signora non sembra particolarmente colpita dal mio racconto, e il marito non è minimamente interessato. Ma poco importa, perché finalmente sono passata! Gioia e giubilo! Manco Mosè dopo il Mar Rosso!

Fortunatamente, dopo pranzo - sandwich triste n. 2 - i successivi incontri con la fauna locale sono tutti meno inquietanti, anzi decisamente più piacevoli. Attraverso infatti un boschetto vivacemente popolato da daini (credo), uno addirittura passeggia nel giardino di una villetta.



E poi alberi incisi in maniera bizzarra



 E alberi socievoli in maniera bizzarra

Vai avanti tu
E fiori


E altri incontri inquietanti

Gli amici whovian capiranno
E arriviamo infine a destinazione, ancora una volta sana e salva. A questo punto mi meriterei un casino una birra in uno dei pub di Cookham, che pare proprio un paesino carino. E, realizzo solo ora, ha per toponimo il nome di un affettato.
E invece, avendo deciso di sospendere il consumo di alcol fino alle vacanze, medito se ho voglia di altro... un tè? Un succo di frutta? Una coca cola? No, no e no. Non mi resta che incamminarmi alla stazione per prendere il treno, che acchiappo al volo. Approfittiamo del viaggio di ritorno per fornire qualche statistica:

- Distanza percorsa: 15,33 km
- Durata; 4 ore
- Velocità media: 3,8 km/h (è che mi lascio distrarre facilmente e rallento)
- Calorie bruciate: 1,252 (cifra sicuramente accurata)

Rispetto a precedenti camminate non è sta grande impresa. Ma, per essere la prima uscita della stagione dopo una luuuuuunga pausa, non mi lamento.

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