domenica 14 agosto 2016

A night at the opera

Sono scarsa coi titoli, cerco sempre qualcosa ad effetto e che possibilmente coinvolga un gioco di parole o una citazione. Se poi è vagamente fuorviante, ingannevole, o molto mendace, non importa.

Prendiamo ad esempio il titolo di questo post.

Tanto per cominciare, non parleremo di opera, che ahimè è una forma rappresentativa che proprio non riesco a farmi piacere. Parleremo invece di teatro. E non di una serata in particolare, ma di parecchie serate. 
In realtà volevo raccontare dell'ultima volta in cui sono andata a vedere uno spettacolo teatrale, qualche giorno fa, ma ho avuto poco tempo per scrivere, e in questo breve lasso di tempo l'ultima volta in cui sono andata a vedere uno spettacolo teatrale è diventata la penultima volta in cui sono andata a vedere uno spettacolo teatrale.
Infatti mi capita molto più frequentemente di avere più voglia di teatro che di cinema (nonostante la mia carta fedeltà al Carletto, di cui alla prima occasione vi racconterò), e non è escluso che il teatro costi pure meno del cinema, generalmente l'offerta è migliore e l'esperienza è spesso singolare.
Qui poi ci sono un sacco di teatri, molti concentrati nella zona del West End, e questo si traduce sostanzialmente in un gran bell'imbarazzo della scelta.

Buttiamo nel mezzo di questo vivace panorama Eleonora, la mia theatre advisor nonché una delle mie amicizie di più antica data qui a Londra, che ha sempre il radar attivo e affilato su nuovi show e che spesso mi propone cose da vedere – non sempre, per fortuna, o per stare appresso a tutto quello che vede lei mi ci vorrebbero settimane da 12 giorni.

Presempio, cose che sono andata a vedere quest’anno:


  •         Richard II di Shakespeare (tre volte)*
  •         Austentatious, spettacolo improvvisato – ma io non ci credo tanto – su imbeccata del pubblico, “ispirato” ai romanzi di Jane Austen. Grasse risate.
  •         The caretaker di Harold Pinter – ma, niente, dopo The dumb waiter, nient’altro dell’autore mi ha convinto allo stesso modo.
  •         X, di un giovane scrittore inglese di cui ora non ricordo il nome, e me ne dispiaccio moltissimo, perché lo spettacolo è meraviglioso, una specie di fiaba horror-fantascientifica a sfondo ecologico. Io non pensavo si potesse avere così tanta paura a teatro.
  •         The play that goes wrong – Io non pensavo si potesse ridere così tanto a teatro.
  •         Yerma di Federico García Lorca – per usare un termine che va tanto di moda ora, un gran disagio
  •         Our ladies of perpetual soccour – coming of age musical su un gruppo di ragazzine scozzesi; divertente e amaro, da quel 40% di dialoghi che ho capito.
*Qui ci sarebbe da aprire una parentesi interminabile sull'argomento, ma per non ledere la mia dignità (e per non ripetermi, dal momento che in illo tempore ho assillato a sufficienza parenti e amici), preferisco stendere il velo del mistero.

La prossima volta - perché naturalmente ci sarà presto una prossima volta, ho appena prenotato - cercherò di entrare un po' più nel dettaglio e scrivere una recensione degna di Vincenzo Mollica. 

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