Allora,
mettiamo in ordine le idee e cerchiamo di capire qual è il miglior modo di
raccontare i due mesi e mezzo passati a Camden Springs. Ci ho riflettuto assai,
e credo che sia meglio affrontare la questione per settori produttivi: pecore,
mucche, varie ed eventuali. Iniziando dalle pecore.
Ho scoperto
che le pecore sono animali timidissimi. No, aspettate, questa è la scoperta
dell’acqua calda. La pecora è l’animale mansueto per definizione, c’è fior
fiore di iconografia religiosa che ce lo ricorda. Fate il minimo movimento
verso la pecora, e lei subito si sposterà nella direzione opposta con grande
fretta, seguita con fretta ancora più grande da tutte le sue sorelle.
Noi ce ne andiamo |
Magari un
attimo prima sono tutte sdraiate all’ombra di un eucalipto a riposare, o intorno
all’abbeveratoio a rinfrescarsi… ma nell’attimo stesso in cui avvertono che uno
sgradito bipede o il suo servo canino si avvicina, nulla al mondo potrebbe
farle rimanere al loro posto. A meno che… a meno che non sia l’ora del pranzo.
Dal momento
che quest’anno la siccità è stata davvero spietata, nei campi l’erba
scarseggia, quindi Ric è costretto a integrare la dieta degli ovini con i
cereali. Ogni tre giorni distribuiamo una striscia di orzo nel pascolo, e
allora apriti cielo! Non ho mai visto una cosa del genere: non appena le
avanguardie vedono arrivare il pick up, iniziano a gridare eccitate, e in pochi
secondi una fiumana di pecore corre nella nostra direzione. E che belati
esigenti! “Allora, ti sembra questa l’ora
di arrivare? Abbiamo fame! Dacci da mangiare! Fame! Fame!” Non so se riesco a
darvi un’idea della scena. Facciamo così: avete presente un qualsiasi film di
zombi?
Ecco. C’è persino la pecora tripode, che conferisce il giusto tono gore
alla situazione. Pecore zombi. Questa sì che è un’idea accattivante… Beh,
capisco che potrei non aver suggestionato a sufficienza la vostra
immaginazione. Ergo ho pensato bene di girare un nuovo capolavoro in 3D per
documentare il mio vissuto.
Come dite? Non è in 3D? Ma avete messo gli
occhialini? Sempre solo 2D, capisco. Beh, meglio così. Il 3D è sopravvalutato.
Comunque, le
pecore sono così affamate che dimenticano tutta la loro timidezza, se ne
sbattono del rischio di finire sotto le ruote del pick up e arrivano anche a
calpestarsi l’una con l’altra. La striscia di orzo diventa sempre più lunga, e
loro mollano il pezzetto che si erano guadagnate a suon di spintoni perché sono
avide di sapere se il nuovo segmento a terra nasconde qualche sorpresa. Finché
non ce ne andiamo, continuano a correrci dietro. E questo è il primo segnale
che mi suggerisce che quando si parla di masse di pecoroni… beh, non sono
proprio parole dette a caso.
Sul serio,
più passa il tempo, più vedo crescere le somiglianze fra pecore e persone. Per
esempio, al momento della vaccinazione degli ovini. Non si tratta proprio di un
vaccino, piuttosto di fermenti lattici/integratori minerali o qualcosa di
simile. Una roba color fango dall’odore di melassa. Si fanno entrare le pecore
in un recinto, collegato a un altro recinto da uno stretto corridoio, quindi si fanno passare nel corridoio, ammassate il più possibile, e con una specie di pistola
si spara in bocca una per una le buone vitamine.
Naturalmente
le pecore non hanno idea che tutto ciò è volto al loro bene. Loro capiscono
solo che ci sono tre cani che abbaiano furiosamente e cercano di evitarli per
quanto possibile. Per un po’ corrono ripetutamente in tondo nel recinto di
partenza, cercando disperatamente una via di fuga; poi basta che una
sola capisca qual è la direzione da prendere, il corridoio, che subito la massa la
segue. Quindi, dicevo, si ammucchiano le pecore strette strette – è il
principio del controllo delle folle, no? – finché non hanno più spazio di
manovra, e sono bloccate le une dalle altre.
Embee? |
In caso stiano troppo larghe, i
cani le spingono nella direzione desiderata. Spingere è una parola grossa: non
è neanche necessario il contatto fisico, basta la mera presenza per impaurirle.
Una pecora poveretta era così spaventata che ha iniziato a correre avanti e
indietro per il recinto, finché non ha sbattuto la testa contro la staccionata
e si è spezzata il collo. Ma la povera bestia era ancora viva! Ovviamente non è
durata a lungo…
A questo proposito, mi sembra opportuno sfiorare un argomento
che, ahimè, messo per iscritto non darà mai un’idea adeguata della realtà dei
fatti: la puzza di morte. Non so quanti di voi hanno avuto modo di vivere
questa esperienza sensoriale. Io, prima di arrivare qui, mai. Potreste pensare
che il pesce che avete dimenticato in frigorifero prima di partire per le
vacanze sia ambasciatore degno della puzza di morte. Neanche per sogno. Avete
presente quando, nelle serie tv, trovano un cadavere vecchio di qualche giorno,
e si coprono naso e bocca con la mano? Balle. L’unica, realistica reazione è scappare il
più lontano possibile, mentre si tenta di trattenere i conati. Una pecora morta
da un giorno è quanto di più terribile possa registrare il vostro olfatto. Un odore
dolciastro, pesante – ok, col retrogusto di pesce – che, giuro, toglie
letteralmente il respiro, e ci vuole un po’ di tempo (e parecchi metri di
distanza fra voi e la carogna) per tornare a respirare liberamente.
In mancanza di un'immagine adeguata... |
Ma! Passiamo
a un argomento un po’ più piacevole. Per noi, non per le pecore. Le abbiamo
sfamate, la abbiamo vaccinate, ora sono pronte per andare incontro al loro
destino di pecore: la tosatura. Che avviene una volta all’anno (in questa
fattoria, almeno), in qualsiasi periodo dell’anno. Ma ci sono dei requisiti da
rispettare: le pecore devono essere ben asciutte, perché la lana umida è
difficile da maneggiare, e devono essere portate nel capanno della tosatura
almeno un paio di ore prima dell’inizio dei lavori, altrimenti sono troppo
accaldate. I turni di lavoro sono organizzati in round di 2 ore l’uno,
intervallati da mezz’ora di pausa (un’ora per il pranzo). Il sindacato dei
tosatori è molto esigente, e gli iscritti prendono anche dei bei soldi. Il
tosatore capo per noi è Doug, che gira gli allevamenti della zona per tosare
pecore e alpaca e a seconda delle necessità è coadiuvato da altri due tosatori.
Quindi, si comincia.
Giorno 1
Il programma
prevede di cominciare alle 7.30. Io mi presento alle 7.32, e Doug è già
all’opera, alle prese con la primissima pecorella. La afferra per le zampe
anteriori, la trascina alla postazione, si appoggia con il busto al gancio che
serve a sostenere l’operatore e inizia a tosarla. Prima di tutto, via
il manto che ricopre la pancia, che va in una borsa a parte. Poi zampa
posteriore destra, fianco, sposta la pecora, gira la pecora, capelli sfumatura
alta, grazie. La povera bestia mi guarda, non so se rassegnata o implorante.
Col passare dei giorni, ho codificato tre diverse espressioni che possono apparire sul muso della pecora:
- Espressione: Non so cosa ti hanno detto, ma hai preso la pecora sbagliata.
- Espressione: Ma cosa stai facendo? Ti sembra il modo?
- Espressione: Ti pregotipregotiprego non farmi del male.
Dopo la cura |
E avanti la prossima! Intanto Ric mi mostra cosa si fa con la lana: stesa sul tavolo da lavoro, si libera dei grumi più grossi di sporcizia e – povera pecora – dei pezzi di pelle viva che sono venuti via. Per fortuna non sono molti, e ancora una volta credo che le pecore si considerino fortunate a cavarsela tutto sommato con così poco. Dopodiché la lana viene messa in un sacco all’interno della pressatrice, che oltre a pressare la lana ci fa sapere anche il peso. In media una di queste pecore (merino) si porta addosso 4 kg di lana. Morbidissima! E un po’ oleosa, a maneggiarla le mani rimangono unticce.
Mi sembra di
correre come una matta per tutto il capanno, mi fanno addirittura provare a
raccogliere la lana. Non è un lavoro scontato come si potrebbe pensare. Così
come per tosare, anche per raccogliere la lana c’è una tecnica particolare:
prima si afferra la zampa posteriore destra dal lato sporco, che sarebbe il
lato esterno, quindi la zampa sinistra, si accumula il manto con i piedi, si fa
su con le mani indietreggiando, quindi si avvolge tutto intorno alle prime
zampe che avete raccolto. Ora con un gesto ampio e deciso si stende sul tavolo,
come una tovaglia. Se avete fatto le cose per bene, dovreste avere ben distesa
sul tavolo, con il lato sporco che guarda in su, la vostra pelliccia di lana
merino. Io naturalmente mando lana da tutte le parti.
Ecco come dovrebbe finire |
Giorno 2
In cui mi
rendo conto che la sporcizia che eliminiamo con la prima sgrossata consiste in
cacca di pecora secca.
Altri eventi
salienti della giornata:
·
Una
povera pecora ha ricevuto un taglio troppo corto. Così corto che le hanno
bucato il pancino… Fiotto di sangue rosso scuro che cola senza fermarsi, ma
Doug afferra ago e filo e sutura su due piedi la ferita. Io guardo incuriosita
e giro la testa dall’altra parte impressionata, più volte, mentre Ric mi chiede
se ho intenzione di svenire.
·
Una
pecora particolarmente agguerrita riesce a scappare dal recinto e mi carica! O
meglio, io mi sono coraggiosamente messa fra lei e la porta del capanno,
sperando che come al solito lei si fermasse spaventata. Invece questa qui ha
deciso che Doug le fa più paura di me, e mi finisce addosso. Bilancio finale: 0
feriti, 1 tosata.
·
Ho
scoperto con immensa gioia, salendo sulla bilancia per pesare la lana, che non
ho preso un kg da quando ho lasciato l’Italia!
Come
vedete, una giornata ricca di avvenimenti. E ancora solo un tosatore.
Giorno
3
In
cui arrivano i rinforzi: il
tosatore n. 2, Kel, e una raccoglitrice, Jacintha. Sono molto sollevata che
qualcun altro abbia il compito di tirare su la lana, ero davvero preoccupata al
pensiero di doverlo fare io. A parte che non lo so fare, ma è anche un lavoro
tremendo: la lana pesa, la terra è bassa e il lancio sul tavolo richiede una
certa forza! Io invece me la cavo solo col mal di schiena di chi sta in piedi
troppo a lungo e male ai pollici (ebbene sì) per via della sgrossatura. Ma
anche questa giornata arriva al termine, abbastanza velocemente devo ammettere.
I lavoratori se ne vanno, e io e Ric ci fermiamo a sistemare il capanno. Al
lavoro sull’ultima balla dilana, scopro che questo settore è fortemente
regolamentato: per chiudere la balla si devono utilizzare necessariamente 9
ganci, non uno di più, non uno di meno.
Parlando di cose meno ridicole, Ric mi
spiega delle differenti qualità di lana, che si classifica in base alla “lunghezza
d’onda” del filo, allo spessore, alla resistenza. Oh, e l’altra scoperta della
giornata: non è solo la cacca a inzaccherare il manto delle pecore. La lana
giallastra non è di quel colore per via dell’usura, e non è umida per via del
sudore.
Tosatori all'opera |
Giorno 4
Oggi Kel e
Jacintha sono sostituiti da Bruce e Josh. Quest’ultimo non ha l’esperienza e la
velocità di Jacintha, ma ancora una volta ringrazio il cielo di non dover fare
io il suo lavoro. A parte questo, nulla di particolare da segnalare. La
giornata si conclude senza incidenti; luci spente, ultima balla chiusa,
reciproca pacca sulla spalla.
Giorno 5
Ed eccoci
arrivati al giorno di chiusura! Devo dire che all’inizio ero molto, molto
incuriosita dall’argomento tosatura. Ora, 850 pecore dopo… basta, vi prego. Non
ne voglio più sapere. Almeno fino a marzo, quando si toseranno gli agnelli.
Non ha una faccia felice, vero? |
povere bestie....
RispondiEliminaDirei che la pecora che hai in braccio tu ha chiaramente l'espressione numero 1 :)
RispondiEliminaNella mia vita passata (sorpresa eh?) avevo le pecore. Quindi tutto quello che mi dici lo confermo. Possono essere aggressive, la struttura ossea sulla testa è durissima, non caso i maschi si prendono a testate. Ne avevamo una che non aveva la mamma ed era stata allevata dall'uomo ed era cresciuta squilibrata, non so se questo fosse il motivo, ma mangiava anche le pelli del salame e non voleva stare con le sue simili. Si chiamava Bela. Sai come è morta? Di ingordigia. Ha sfondato porta della stalla e ha mangiato cereali fino letteralmente a morirne. Sottoscrivo pertanto l'analogia con la razza umana.
RispondiEliminaNo, adesso DEVI raccontare tutti i dettagli della tua vita passata!
EliminaBeh nemmeno tu dalla faccia sembri proprio contenta!
RispondiEliminaNon hai tutti i torti! Ma avevo paura che mi scagazzasse addosso!
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