Allora, allora, allora. Singapore. Da dove cominciare?
Magari qualche informazione, tanto per capire di cosa
parliamo.
Un’isoletta sulla punta meridionale della Malesia, giusto
sopra l’equatore (ne ho le prove: appena sbarcata, sono andata nel bagno dell’aeroporto
a controllare, Bart Simpson docet). È una città-stato e ha circa 4 milioni di
abitanti. Per l’estensione che ha, 4 milioni di persone sono un casino di
gente. E infatti me li trovo sempre fra i piedi, ovunque vada.
Sono così tanti in uno spazio così ristretto, che beccatevi queste tre curiosità:
Sono così tanti in uno spazio così ristretto, che beccatevi queste tre curiosità:
- La città si sviluppa in verticale. Ogni tanto i costruttori comprano palazzi vecchi, li buttano giù e ricostruiscono da capo.
- Per scoraggiare l’uso del mezzo privato, il governo ha fatto in modo che essere proprietari di un’auto sia estremamente costoso: serve un permesso speciale che ti costa una cifra. Ma una cifra grossa. Tipo che con quei soldi ti potresti comprare una Porsche. Eppure non mi pare che ci siano poche auto in giro, anzi non ho mai visto così tante Ferrari in così poco tempo.
- Singapore acquista la terra (nel senso di terriccio) dai paesi vicini per espandere il suo territorio.
In questo piccolo spazio (con la più alta concentrazione di
miliardari del mondo) si intrecciano un sacco di etnie: cinesi, indiani e
malesi soprattutto. In giro si trovano sempre i cartelli nelle rispettive
lingue, e fortunatamente anche in inglese, dal momento che l’inglese è una
delle lingue ufficiali a causa del retaggio coloniale. Mo’ non voglio stare qui
ad annoiarvi con la lezione di storia, anche perché dovrei andare a verificare
ciò che scrivo, ma non ho molta voglia, e rischierei così di fare brutte
figure. Ergo, in caso vogliate approfondire l’argomento, vi rimando alla pagina
di wikipedia. Tutto questo per dire che: tutti parlano anche inglese, oltre
alla propria lingua d’origine. Come
lo parlano… lasciamo stare. Ogni volta che mi rivolgono la parola, ho l’impressione
che mi parlino in cinese (anche gli indiani e i malesi).
Bene, credo di avervi annoiati abbastanza con i dati di
background. Vorrete sapere cosa ho fatto qui sull’equatore, no?
Partiamo dal giorno 0,5. Come vi dicevo, sono atterrata
intorno alle 14. Riprendiamo da lì. Che ho fatto dopo? Dove sono andata? Chi mi
ha accolto in questa impressionante città orientale?
Appena scesa dall’aereo ho preso il mio taxi e sono andata a
casa di Mary Jo. La Mary è un’amica di vecchissima data delle sorelle Materassi
- mia e di Isa, insomma - che non vedevo da 12 anni se non vado errata, da
quando aveva lasciato Vanzago. Quando ho saputo che ora vive a Singapore con suo marito Michael e un’adorabile cagnolina di nome Pantoufle, ho pensato di contattarla
per incontrarci. Lei non solo mi ha risposto con entusiasmo, ma mi ha
addirittura invitato a stare a casa sua! Ora, andare in giro per il mondo e
ritrovare i vecchi amici è una cosa che adoro. E non perché mi piace andare a
scrocco. Poter vantare amicizie disseminate qua e là mi sembra quasi una prova
della capacità di una persona di creare legami, una dichiarazione di…
chiamiamola ricchezza relazionale. Che, come ho scoperto nel corso dei miei viaggi,
è una cosa importantissima. Non lo dico per fare retorica, davvero. L’ho
imparato sulla mia pelle, testato sul campo. Un giorno vi racconterò di quando
me ne stavo sola e ammalata nel mio squallido appartamento di Dublino, e la mia
amica Elisa andava e veniva per portarmi le medicine e i generi di prima
necessità, facendo le veci della mia famiglia. Ma sto uscendo dal seminato.
Dicevo, la Mary. Sono passati 12 anni, e non è cambiata di
una virgola! Che strano essersi salutate a Vanzago e rincontrarsi a Singapore,
tornare a parlare della gente del paesello, delle c******e che si combinavano
da adolescenti, e raccontarci il riassunto delle rispettive vite! Nel mentre,
cercavo di sconfiggere gli effetti del jet lag. E c’è modo migliore per non
pensare al sonno che andare a mangiare? Cena in un delizioso ristorante di Little
India, senza scarpe, sedute per terra e mangiando cibo molto, molto piccante.
Fanno anche le gare per vedere chi riesce a battere il record. Io mi sono
attestata su un 3, che in una scala da 1 a 6 è dignitoso, no? Ed è stato anche
faticoso, ve lo assicuro. Ma tutto molto buono.
La Hall of Fame dei mangiatori piccanti |
Che dire, dopo la cena non è che abbia tirato ancora a
lungo. Siamo tornate a casa (e dal taxi ho addocchiato un KFC!) e sono riuscita
ad addormentarmi, come vi dicevo l’ultima volta, con il pc sulle gambe mentre
chattavo con mia sorella. In Italia erano solo le 19.
Giorno 1
In teoria doveva iniziare con una corsetta al parco. In
pratica, grazie Mary per avermi lasciato dormire! Inutile dire che ne avevo
proprio bisogno. La giornata è partita qualche ora dopo con una bella colazione
e quindi con un giretto ai giardini botanici, dove tra le altre cose c’è una
serra per le piante che vivono in ambienti freddi. Quindi entri in magliettina
e sbarbelli dal freddo, come dice mio padre, perché dentro ci saranno 15°,poi
esci e svieni dal caldo per i 34° e l’umidità del 200%. Poi giardini con le
orchidee e statue improbabili (è più fuori contesto il busto romano, le giraffe
o l’unicorno?), sentierini che si immergono nella foresta tropicale, alberi
colossali che ti avvolgono con radici che sembrano drappi, alberi preistorici
che sono piante e rocce insieme.
Un gigantesco parco giochi per imparare un
sacco di cose, che mi ha ricordato quei libri che avevo da piccola, I Quindici:
un’enciclopedia per ragazzi, i cui volumi erano dedicati ognuno a un argomento
diverso, come fiabe, piante, animali, luoghi del mondo… e mentre leggevo sognavo di
vedere da grande le cascate del Niagara in America o il Sentiero del Gigante in
Irlanda, e anche quegli alberi preistorici che sono piante e rocce
insieme… almeno un desiderio nella mia
vita l’ho realizzato, in fin dei conti :)
Nel pomeriggio, Mary e Michael sono partiti per un weekend lungo, e Swaggirl ha iniziato le
sue peregrinazioni in direzione del quartiere finanziario, a sud della città,
oltre il fiume.
Central Business District |
Come al solito io mi faccio i miei bei itinerari nel cervello, ma poi mi perdo, sbaglio a leggere le cartine, mi rifiuto di
chiedere, se chiedo non capisco… Però così si scoprono un sacco di cose
interessanti. Presempio, fra i palazzoni chilometrici del Central Business
District, c’era un omino cinese accanto a un tavolo pieno di cose da mangiare,
con due falò ai lati e un sacco di bastoncini di incenso accesi.
Ero troppo
curiosa di sapere il perché e il percome, allora con la scusa di fare una foto
gli ho chiesto di che si trattava. Mi ha spiegato che agosto è il mese in cui
si celebrano gli spiriti, e l’altare era per le offerte all’aldilà, e chiunque
voleva poteva fermarsi a pregare. Intanto era impegnato a bruciare dei
foglietti: rappresentavano soldi, che venivano anch’essi offerti agli spiriti.
Ringrazio il vecchietto per la spiegazione e me ne vado tutta contenta di aver
scoperto questa tradizione original made in China; sono poi venuta a sapere (stavolta
dalla mia guida) che a Singapore esiste un tempio dove si celebrano addirittura
le nozze fra gli spiriti: se una ragazza muore nubile, i parenti possono mettersi
in contatto con un’altra famiglia che magari ha perso un figlio non sposato e
organizzare le nozze dell’altro mondo (ma, Bellaisa Fuse e Amico Fritz, il vostro matrimonio rimane insuperabile). Altrimenti, ci sono persone che si
occupano di trovare lo spirito più adatto per la defunta. Una specie di agenzia
matrimoniale per i cari estinti, non so se mi spiego. Non è una cosa
incredibile? Evidentemente, rimanere single non è una scelta che gli spiriti
approvano. Non è dato sapere quale sia la loro opinione in materia di unioni
civili e matrimoni omosessuali.
Quanto mi sto dilungando! Comunque, di nuovo, cammina
cammina, arrivo fino ai moli, dove sono accumulati un sacco di pub e locali per
turisti.
Davvero tutto molto pittoresco, soprattutto alla luce del crepuscolo, ma
ci sono passata in mezzo a testa bassa. Il mio obiettivo era il museo delle
civiltà asiatiche! Che non riuscivo a trovare. Devo averlo cercato per tre ore
almeno… colpa delle cartine, eh, che erano errate. Sì sì. E quando alla fine lo
trovo, non era proprio quello che mi aspettavo. Da appassionata frequentatrice
delle più rinomante gallerie d’arte occidentali (da leggere con la R moscia,seduti in poltrona e tenendo in mano un calice di vino rosso), pensavo di
entrare in una pinacoteca con gli equivalenti asiatici di Picasso, Botticelli,
Raffaello e così via. Invece trovo armature di guerrieri mori, tappeti
persiani, utensili daiachi (e finalmente ho scoperto chi sono), divinità indù e
demonesse infernali scintoiste.
All your base are belong to us |
Ho scoperto che l’inferno dantesco ha un sacco
di cose in comune con l’aldilà di non so più quale credo orientale, anzi l’iconografia
che usano da queste parti non ha nulla da invidiare alla nostra in quanto a fantasia
e truculenza.
E qui finsice la mia giornata, le visite sono terminate. Ma
c’è un ultima prova che mi attende: il labirinto infernale (giusto per rimanere
in tema). Prendo la metro, scendo alla mia fermata trascinando stancamente i
piedi e pensando al pezzo di strada che mi attende per arrivare a casa (non più
di 10 minuti, ma a fine giornata sembrano tantissimi) e salgo in superficie. Dal
lato sbagliato della strada. Come faccio ad attraversare? Cerco con lo sguardo
un passaggio pedonale, un semaforo… niente. A quel punto mi tornano alla mente
le parole di Mary: “Qui per attraversare la strada devi fare il sottopassaggio.”
Shit. Torno di sotto, e… e mo da che parte vado? Che strada ho fatto
stamattina? Inizio ad aggirarmi per il labirintico centro commerciale che c’è
sottoterra. Uno potrebbe camminare per chilometri e chilometri senza mai vedere
la luce del sole, a Singapore. C’è una vera e propria città sotterranea. Anzi,
tutto il sottosuolo dell’isola dev’essere sforacchiato
peggio di un groviera per far posto a negozi, ristoranti, gallerie… almeno 3 o
4 livelli sotto terra, da quello che ho visto.
Maledetto mostro. Ma ti ho domato! |
Ma non è quello che mi
interessa, ora. Ora voglio solo tornare a casa! Non so quante volte sono
uscita, sempre dalla parte sbagliata. A un certo punto ho pensato di prendere
un taxi solo per attraversare la strada (e chi mi becca la citazione
cinematografica, vince una menzione speciale nel prossimo post). Ogni volta che uscivo,
mi allontanavo sempre di più dal luogo che in realtà volevo raggiungere. Se non
l’avessi presa sul ridere – quando sono molto stanca, rido – sarei scoppiata a
piangere. A un certo punto ho persino beccato 50 persone che occupavano il
marciapiede facendo balli di gruppo. Siete mitici!!! Ma fuori dai piedi, che
voglio tornare a casa. Finché non metto in moto il cervello e mi sforzo per decifrare
le indicazioni all’ingresso della metro. Tonta. Che Tonta che sono. Era così
semplice! Inizio a ridere fra me e me – ma di sicuro avevo un gran ghigno
stampato in faccia – e accorro finalmente verso l’uscita corretta. Sìììì! Ce l’ho
fatta! Il labirinto si merita un bel dito medio, e io finalmente posso
rientrare a casa.
Ma quanto ho parlato! Tranquilli, per oggi vi ho tediati
abbastanza. Ciò che mi è successo nei giorni seguenti ve lo racconto al
prossimo post. Ma mi devo sbrigare, è quasi ora di lasciare Singapore!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBellissssssimo post come sempre, in pratica ci accompagni in giro per la città meglio di una guida turistica.
RispondiEliminaCmq mi sembra giusto che chi guida una Ferrari paghi quello che costa una Porsche per poterla portare in giro, no?
Grandiosa l'hit parade del piccante e l'epopea del centro commerciale (Mall vs Ila - round 1).
Ciao :)
Forza pozzetta
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=Ro1cJlpeXzE
:-)
Mitica Ila! Bei giri e belle foto!
RispondiEliminaA saperlo invece della cartina ti regalavo una bussola però...
Fusotta miaaaa!!! Mitico senso dell'orientamento eh!
RispondiEliminaDalle tue descrizioni mi sembra d'essere lì, leggo e rido, e la gente mi guarda male...
ti pesooo!
Ah, cavolo, quasi dimenticavo!!! Ma lì... ci sono gli SCOIATTOLI???
SCOIAAATOLO!
Eliminati penso... non ti peso, ovviamnete!!! ;-)
RispondiEliminaleggendoti mi sembra quasi di essere anche io lì :)
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