Ora, con
tutta la roba che ho da raccontare in questo nuovo post, penso che non sia
necessario soffermarsi sul mango gigante di Bowen
o sulla cena consumata in mezzo alle zanzare sul retro dell’UT sul ciglio di un anonimo campo di canna da zucchero in fuga da quella tristissima cittadina fantasma che è Ingham.
Addentriamoci invece nel Queensland settentrionale, ricco di coralli rossi e foreste verdi. Ci avviciniamo sempre di più a Cairns, e il paesaggio cambia drasticamente: senza preavviso spuntano fuori colline coperte da una giungla fitta fitta, alcune vette sono avvolte da una leggera foschia, il cielo è coperto. Una visione tropicale. Cairns è il capoluogo del Far North Queensland, si affaccia sul mare e alcuni di voi potrebbero averne sentito parlare ultimamente per via di un’eclissi totale di sole. Ricordatemi di tornare in seguito sull’argomento. Shane ha appuntamento con un suo ex-collega nel tardo pomeriggio, quindi prima di arrivare in città abbiamo tempo per fare una deviazione: Josephine Falls e Golden Hole. Il bello è che l’Australia è disseminata di attrazioni del genere e le distanze sono talmente vaste che decidere all’ultimo minuto di allungare il giro di una ventina di km è completamente ininfluente sullo svolgersi dei vostri programmi, anzi è raccomandabile. Se non altro avrete qualcosa da raccontare oltre a: deserto, bush, strada, autotreno, canguro morto. Non hanno neanche i caselli a interrompere un po’ la monotonia della guida. Che paese disgraziato, eh?
Dunque,
Josephine Falls, oltre a essere un posto bellissimo, va segnalato anche come il
luogo dove per la prima volta ho visto un serpente. Non che l’abbia visto
proprio bene bene. Impegnata a chiacchierare, non noto che due turisti si sono
fermati pochi metri più avanti a noi sul sentiero che porta alle cascate. Shane
invece lo vede subito e attira la mia attenzione: “Serpente!” Io salto dalla parte opposta, per quanto possibile
stacco disperatamente i piedi dal suolo e faccio in tempo a vedere una
cordicella che striscia via lentamente e minacciosamente. Mi sono sempre
immaginata che i serpenti si muovessero rapidi, a scatti (e probabilmente lo
possono fare), ma questo lento serpentello smonta le mie aspettative ed è in
qualche modo ancora più spaventoso. Come se fosse talmente pericoloso da non
doversi neanche preoccupare di mettersi al sicuro in maniera repentina. In
breve però scompare, e sono sollevata. O forse non dovrei essere sollevata,
perché adesso non lo vedo più e potrebbe attaccarmi ancora più facilmente? “Fossi in te non mi preoccuperei troppo del
serpente. I drop bears sono molto più pericolosi.” “I che?” “Drop bears.
Attaccano i bambini che si allontanano dal sentiero. E i turisti. Stai
camminando tranquillamente nella foresta, e quando meno te l’aspetti… bam! Ti
piombano sulle spalle e non hai più scampo.” Sono scettica, ma Shane
continua: “Il mese scorso una coppia di
tedeschi è scomparsa da queste parti. Si pensava a un coccodrillo…” “Coccodrillo?!” “…invece erano drop bears.” “Mi
prendi in giro.” “Pensa quello che
vuoi. Io però resterei sul sentiero, se fossi in te.” Che gente, gli
australiani. Non gli bastano tutte le cose potenzialmente letali che già si
ritrovano in casa, sentono anche il bisogno di inventarsi leggende
metropolitane su fantomatiche creature killer. “Così i bambini imparano a non allontanarsi da soli nella foresta.” Una
specie di uomo nero, insomma. “E ci
divertiamo un po’ alle spalle degli overseas.” Overseas sono tutti coloro
che arrivano dall’altra parte dell’oceano, come avrete intuito. Che veniate dal
Brasile, dal Belgio o dal Burkina Faso, sarete tutti overseas.
Rimettiamoci lesti
in cammino, che è tempo di arrivare a Cairns e, leggenda o meno, non vorrei
indugiare nella foresta più del necessario. A Cairns però c’è un cambio di
programma: l’amico di Shane ci dà buca, quindi ora abbiamo qualche ora libera,
che decidiamo di impiegare per decidere il da farsi. E per fare il bucato.
Davanti al movimento ipnotico del cestello della lavatrice, stabiliamo le
prossime mosse: siamo a Cairns, l’imperativo categorico comanda l’escursione
sulla barriera corallina e nella foresta tropicale. Un po’ meno d’obbligo, ma
Shane mi assicura che ne vale la pena, è il giro sul Kuranda Scenic Railway. Il
piano è fatto. Ritiriamo il bucato, impacchettiamo tutto e abbiamo ancora un
sacco di tempo libero! Di fronte alla lavanderia c’è una sala giochi: è
arrivato il momento della grande sfida Australia-Italia. Le discipline previste
sono: corsa automobilistica, hockey da tavolo, danza libera e tiro allo zombie.
E nel tardo pomeriggio, esecuzione del clown! |
Modestamente, ho eccelso in tutto escluse le macchine. L’onore del paese è
salvo. Ora possiamo anche spostarci a Port Douglas, centro turistico VIP poco
più a nord di Cairns, punto di partenza per la gita in mare.
Che si svolge
nel seguente modo: alla marina di Port Douglas ci imbarchiamo sulla Quicksilver, imbarcazione che ci porta su
una piattaforma a circa un’ora e mezzo dalla costa, proprio sulla barriera.
Durante la traversata i membri dello staff distribuiscono bevande, biscotti e
pastiglie per il mal di mare. Fortunatamente questa volta la barca è molto più
stabile e il vomitino è scongiurato. Sfortunatamente, il tempo è davvero inclemente:
vento e pioggia. Ma vabbè, ci saremmo bagnati comunque, dal momento che
vogliamo rifare snorkeling. Anzi, di più: fra le attività incluse nell’escursione
c’è la camminata sottacqua. Ti piazzano in testa uno scafandro e scendi su una
passerella sommersa, in mezzo a pesci, coralli e altre creature bizzarre
ti fanno le foto, assisti al fish feeding e cerchi disperatamente di non
mollare il corrimano, per evitare questo:
E senza bagnarvi i capelli! Se non sono già
fradici per via della pioggia che vi siete presi sulla piattaforma. La
passeggiata dura circa 40 minuti, poi si torna in superficie ed è il momento del
giro in sottomarino. Semi-sottomarino. Una struttura che viaggia sommersa per
metà, la cui parte inferiore, dove prendono posto i passeggeri, è costituita da
una camera con le pareti di vetro. Non adatto a chi soffre di claustrofobia. Ma
ancora una volta un po’ di patimenti sono ripagati da uno spettacolo eccezionale:
ecco la famosa barriera corallina. Difficile stimare la profondità in acqua, ma
sotto di noi si estende un sottobosco di piante, coralli, pareti rocciose, un
labirinto coloratissimo e che si estende all’infinito.
Dove non ci fermiamo
a lungo: appena sbarcati, montiamo in macchina e partiamo per raggiungere Cape
Tribulation, il punto più a nord d’Australia raggiungibile senza 4x4. Il nome
non promette molto bene, vero? Confesso che non ho studiato la lezione e non so
esattamente cosa accadde al Capitano Cook quando arrivò da queste parti… Noi ci
inoltriamo molto tranquillamente nella foresta pluviale, lungo una strada che
si chiama appunto Cook Highway, ogni tanto ci affacciamo su spettacolari
spiagge che alla luce del tramonto diventano se possibile ancora più belle,
incrociamo un sacco di cartelli che ci assicurano che la zona è popolata di
cassowary, una specie di struzzo coloratissimo e molto aggressivo (pare che nel
recente passato un ragazzo di 16 anni sia stato sgozzato dagli artigli di un esemplare
piuttosto irritato). Infine eccoci al Daintree River, un buon posto se siete
alla ricerca di coccodrilli. Attraversiamo il fiume a bordo di una chiatta e
procediamo nella foresta. Ormai è buio, la strada è tortuosa e mi chiedo se
troveremo mai il Cow Bay Motel. Per fortuna dopo una decina di minuti i
cartelli che incontriamo ci rassicurano: siamo nella comunità di Cow Bay. Mi domando
come dev’essere aspettare il pullman per andare a scuola sul ciglio di una
strada che si snoda nella giungla. La questione assorbe così tanto la mia
attenzione, che a momenti manco l’insegna del motel; per fortuna, Shane no. Scarichiamo
la macchina, ceniamo al pub del motel e ce ne andiamo a dormire, ché domani
sarà impegnativa.
Impegnativa
perché stiamo visitando un luogo particolarmente impervio e ostile del paese:
passeggi nella giungla e ci sono in agguato serpenti, ragni e drop bears; ti
avvicini alla spiaggia, abbondantemente percorsa da torrenti che si gettano in
mare, e i cartelli ti suggeriscono di non nuotare lì perché potrebbero esserci
i coccodrilli;
ti avvicini ancora di più al mare e
pensi di essere al sicuro, e ti fanno sapere che stiamo entrando nella stagione
delle meduse.
Paesaggi meravigliosi come sempre, eh. Ma
non so se potrei reggere a lungo tutto questo. “Ok, ok ci spostiamo. Torniamo verso sud, tanto più in su non si può salire.
E domani dobbiamo andare a Kuranda.”
Kuranda è un ex
villaggio minerario in mezzo alla foresta (ma va’), raggiungibile con un
trenino panoramico che viaggia sulla stessa linea usata dai minatori fino a non
troppi anni fa. Il punto di partenza è Kuranda Station, una pittoresca stazione
situata una decina di km fuori da Cairns, che riesce a catturare l’atmosfera
del passato senza sembrare un’attrazione di Disneyland.
Il
viaggio in treno dura circa un’ora (su panche in legno stile Antiche Ferrovie
Nord - ahia) e, a costo di sembrare banale, devo dire che è spettacolare. I
vagoni sono piccoli, i binari strettissimi, quindi la foresta entra
prepotentemente dai finestrini. Quando la vegetazione si apre, è per mostrarci
una vista eccezionale, le cascate di Kuranda.
A dire il vero il
nome me lo sono inventato adesso, ma mi sembra calzante. Quando finalmente
arriviamo a destinazione, scopriamo che il villaggio non è chissà quale reperto
storico, ma è più simile a un’attrazione di Disneyland. Ci facciamo largo fra i
turisti ammassati intorno alle bancarelle, considero la possibilità di prendere
un hot dog di coccodrillo (ma finisco per prendere un gelato alla crema al rum in
un tipico negozio australiano)
ci guardiamo, e: “Skyrail?” e iniziamo la discesa con la funivia
sulla foresta. Non mi sento molto a mio agio, ogni volta che la cabina supera
un pilone e tutti i suoi tralicci sobbalza fin troppo per i miei gusti, allora chiudo
gli occhi e mi reggo alle maniglie. All’improvviso i motori si fermano: “Ommioddio!”
e già mi immagino ore e ore di attesa sospesi nel vuoto ad attendere i
soccorsi. Ma no, le fermate sono programmate, così che i passeggeri possano
godersi il panorama. Da quassù di volta in volta vediamo il villaggio, le
cascate di prima, la ferrovia e il trenino che fa la spola, una distesa di
alberi tropicali, altissimi, rigogliosi, che lottano per arrivare alla luce, e
che nella loro scalata verso il cielo portano con sé delle orchidee
antichissime e gigantesche.
Ci rendiamo conto che il viaggio è
quasi terminato quando, superata l’ultima altura, avvistiamo la città e l’oceano.
Scendiamo a terra e rieccoci al punto di partenza, Kuranda Station. Ma la
discesa non è ancora finita; anzi è appena cominciata. Abbiamo visto la
barriera corallina, abbiamo esplorato le foreste tropicali del Queensland,
abbiamo percorso le vie dei minatori del secolo scorso e abbiamo toccato il
punto più settentrionale che i nostri mezzi ci permettono di raggiungere.
740 km |
Km totali percorsi: 19.090
È il
momento di rimettersi in strada e tornare verso sud.
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