Ormai il viaggio da Darwin ad Adelaide è terminato. Prima però
di passare alla prossima tappa, i due viaggiatori disperati si sono fatti una
chiacchierata per sapere… beh, insomma, le solite cose che vuoi sapere quando un
amico torna da un viaggio: cosa gli è piaciuto di più, se ha qualche aneddoto
da raccontare, quali posti consiglierebbe, in quali posti manderebbe il suo
peggior nemico… Iniziamo con le domande di Davide a Swaggirl.
DAVIDE: Per prima cosa una domanda su un singolo episodio: ma avevi davvero
paura quando ci siamo ritrovati a fare il giro del lago a Kakadu? E se non ne
hai avuta lì, ti sei mai trovata ad averne, nel continente australe?
SWAGGIRL: Sì che avevo davvero paura! Tu no? Ricordiamo che l’Australia è
un paese affollato di creature che vogliono la tua morte, sia nel regno animale
sia nel regno vegetale. Lo sprovveduto turista overseas, e soprattutto lo
sprovveduto turista overseas che viene dalla città, non è abituato a una natura
tanto potente; IO non sono abituata a trovarmi in situazioni potenzialmente
letali di questo tipo. Ti dico la verità, avevo paura anche durante la crociera
sul fiume infestato di coccodrilli. A essere onesti, dove mi giro, ci sono cose
che mi fanno paura. Ok, lasciamo stare la mia paura dei ragni (che comunque qui
può anche essere giustificata), ma ho avuto paura a Fraser Island quando stavo
in cima a un picco a osservare gli squali che nuotavano sotto; ho avuto paura
alle Whitsundays, quando vedevo meduse da tutte le parti (effettivamente c’erano
meduse da tutte le parti, ma a quanto pare non pericolose); ho avuto paura nell’ultima
farm in cui ho lavorato, quando abbiamo trovato un brownsnake in una cisterna
dell’acqua; ho paura quando mi ritrovo per qualche motivo a
meno di 20 metri dai tori, che sono veramente bestie mostruose (ed è
incredibile pensare che si tratta di animali erbivori… per me quelli mangiano
carne umana, e anche con immenso gusto); infine, e capirete che sono proprio
pusillanime, ho paura persino ad avere a che fare con mucche e vitellini: avete
idea di come sia pericolosa una mamma se le tocchi il suo bambino?
D: Questa è stata la tua prima vacanza in camper. Cosa ne dici
dell’esperienza itinerante, col senno di poi? Dopo questo viaggio su quattro
ruote, la bilancia pende sui più o sui meno?
S: Il viaggio in sé lo promuovo a pieni voti, è stata proprio una bella
esperienza. Questo è il mio ideale di vacanza, spostarsi continuamente, vedere
tante cose, cambiare itinerario secondo ispirazione, imbambolarsi con lo
sguardo al finestrino (solo se non guido). So di dire una cosa scontata, ma
davvero il viaggio non è la destinazione, bensì quello che c’è in mezzo, e
questa esperienza è stata perfetta. Per quanto riguarda il mezzo di trasporto… Ho
sempre avuto un’idea un po’ romantica del camper; ogni tanto ho anche pensato
di comprarmene uno al posto di una casa vera e propria. Ma ora… Poco spazio, poca
aria, troppo sbattimento a montare e smontare ogni giorno. Il nostro camper poi
era anche sfigatissimo, ogni 3x2 aveva una magagna! Però forse un camper un po’
più figo, un po’ più grande… Naturalmente sempre per una vacanza itinerante,
perché credo di avere abbandonato definitivamente l’idea di viverci in pianta
stabile. E comunque penso che la prossima vacanza la passerò sulla spiaggia per
due settimane!
D: Nel corso del nostro viaggio abbiamo attraversato luoghi diversissimi
fra loro… quali sono i tre che ti sono rimasti più impressi e per quale motivo?
S: Il primo che mi viene in mente è il lago di sale in South Australia.
Forse perché sembrava che da Coober Pedy a Port Augusta ci fosse solo un sacco
di nulla, avevamo zero aspettative. Poi però abbiamo attraversato la ferrovia,
i cartelli che avvisavano del pericolo mine… e ci siamo trovati in un luogo
simile. Un posto davvero surreale, una distesa di bianco e di silenzio,
sembrava di stare su un altro pianeta, in un luogo che non può esistere
davvero.
Poi mi sono innamorata delle colline della Fleurieu Peninsula. Dopo tanto
rosso, giallo e blu del deserto, quelle colline sono state un’apparizione
miracolosa. Il verde è il colore più bello del mondo, specie se combinato in
pascoli, foreste, siepi, e decorato da laghetti e corsi d’acqua. Dietro a ogni
collina c’era un paesaggio ancora più bello del precedente. Poi quando abbiamo
fatto il nostro ingresso in questa regione era ormai il tramonto, quindi tutto
ancora più suggestivo e colorato. I canguri e le mucche insieme, e le
occasionali fattorie, gli steccati… A parte i canguri, mi ha ricordato molto l’Irlanda.
O la Contea degli Hobbit.
Perbacco, mi manca ancora il terzo luogo… direi King’s Canyon. Sembrava di
stare sulla luna.
D: Gli australiani, che ne pensi? In cosa differiscono principalmente da un
europeo, secondo te, magari prendendo come esempio un inglese, che dovrebbe
essere il loro “parente diretto”? E gli aborigeni?
S: Domanda difficile, più che altro perché faccio molta fatica a
generalizzare. Da quello che ho visto, gli australiani sono un popolo
estremamente gentile e amichevole, sempre pronti a scambiare due parole, non
importa se hai a che fare con l’impiegato delle poste, il controllore sull’autobus
o il commesso di un negozio. L’australiano medio è ben disposto verso il viaggiatore
e molto curioso, vuole sapere da dove vieni, cosa ti ha portato così lontano,
cosa hai visitato dell’Australia e dove andrai. Avvicina l’europeo – a maggior
ragione, l’italiano – con un misto di riverenza e accondiscendenza: l’australiano
è affascinato da qualsiasi cosa abbia più di 200 anni, ma è felice di barattare
la Storia con la pace sociale, il benessere e la natura sconfinata; è lusingato
che tu abbia lasciato le rovine romane e i palazzi rinascimentali per le
foreste e il deserto, ed è lieto di condividere queste ricchezze con te. Però c’è
un altro lato del paese un po’ meno benevolo verso lo straniero, ed è proprio
quello che con lo straniero ha più a che fare. Mi riferisco al mondo degli ostelli,
delle agenzie turistiche, delle agenzie di lavoro per backpackers… Sulla carta
tutti felici di accoglierti e di farti vivere l’esperienza più bella della tua
vita, di regalarti soldi e farti divertire… Nella realtà, spesso gli ostelli
sono strutture fatiscenti e sporche che non valgono certo il prezzo che paghi,
i viaggi organizzati sono trappole per turisti e molti datori di lavoro non
fanno altro che sfruttarti con il ricatto del secondo visto, magari a volte
neanche ti pagano, ti sistemano in accomodation spesso non degne di questo
nome, fregandosene di igiene e sicurezza.
Questione aborigena. Come ho detto prima, odio generalizzare, e odio avere
pregiudizi quando viaggio, eppure con immenso dispiacere sono fondamentalmente d’accordo
con chi non ha una buona opinione di loro. Non so molto della loro storia, capisco
che sono stati vittime di persecuzioni e intolleranze tremende nel corso degli
anni, eppure sembra che non ci sia il minimo desiderio di riscatto. Come hai
detto tu, un popolo svuotato. Tuttavia non è semplice crearsi un’opinione
equilibrata: ho sentito dagli australiani bianchi un sacco di storie poco
edificanti a proposito degli aborigeni, ma in tutti questi mesi ho avuto modo
solo una volta di parlare con un aborigeno, una chiacchierata cordiale ma che
non è andata al di là del solito come ti chiami e da dove vieni.
D: E per concludere, ti chiedo cosa ti resta di questi 6.300 chilometri
di asfalto e terra rossa? Qual è stata la cosa più strana che abbiamo
incontrato sulla nostra strada, qual è stata quella più buffa, quale quella più
brutta?
S: Una cosa che è insieme strana, buffa e brutta: il turd-lizard®, l’incrocio
fra una lucertola e uno stronzo!
Ora le domande le fa Swaggirl! Come vedete, sono a corto di fantasia… D’altra
parte, che cappio vuoi chiedere a uno che si è attraversato tutta l’Australia?
S: Iniziamo con una domanda banale: la cosa che ti è piaciuta di più in
questo viaggio. E la cosa più buona che hai mangiato?
D: È difficile trovare una cosa sola. Se proprio devo scegliere, direi il
giro che abbiamo fatto attorno al King's Canyon. Come luogo in sé voterei i
Monti Olga, ma sul King's Canyon la sensazione di essere completamente soli e
tagliati fuori dal resto del mondo era maggiore... e il panorama era comunque
stupendo. Pure il caldo atroce mi è piaciuto, quel giorno!
Riguardo alla cosa più buona che ho mangiato... spero di non deludere i
lettori scegliendo le nostre carbonare al posto di canguro, squalo, emù e
coccodrillo (fra le cose "esotiche", però, scelgo quest'ultimo)!
S: Che idea ti sei fatto degli australiani?
D: Uhm... posto che non è che ci abbia poi avuto molto a che fare, devo
dire che li ho trovati sempre molto cordiali e pronti a darti una mano, in modo
forse più "sincero" di quello che puoi riscontrare in America, per
fare un esempio.
Certo sono piuttosto tagliati fuori dal mondo e non so quanto siano
"aggiornati" su quanto capita nel resto del pianeta. C'è anche da
dire che ho visto quasi soltanto paesini sperduti in mezzo al nulla,
probabilmente chi ci abita è strano anche agli occhi di un australiano di
Sidney!
Discorso a parte per gli aborigeni, che sono veramente in una situazione
triste. E la cosa più triste ancora è che molti di quelli che ho visto sembrano
essere "a posto così".
Però i ragazzini aborigeni del college di Humpty Doo mi fanno pensare che
pian piano la situazione cambierà!
S: A posteriori, cosa avresti preferito evitare e cosa ti spiace di non
aver visto?
D: Avrei preferito evitare che si rompesse la macchina fotografica! No,
scherzo... forse l'unica cosa che avrei evitato, in tutto il viaggio, è stato
il tempo dedicato alla visita delle città, che però è stato comunque poco e, me
ne rendo conto, necessario a riprendersi dalle fatiche del viaggio.
Mi spiace non aver visto... tante, tantissime cose. Se ripenso alle tappe
del nostro viaggio, vorrei poterle estendere tutte quante, da ogni giorno
tirare fuori una settimana!
In particolare, vorrei aver avuto il tempo per puntare dritto dentro al
deserto. Quel cartello "Warning: no fuel for 500 km" mi è rimasto
impresso.
S: Devi organizzare un altro viaggio in Australia: quali sono le nuove
tappe?
D: E qui mi riallaccio alla risposta precedente. In un nuovo viaggio in
Australia vorrei scoprire il deserto, viaggiandoci ancora più in mezzo di
quanto non abbiamo fatto. Puntare su Perth partendo da Ayers Rock, magari, con 2.500 km di vuoto, oppure
percorrere l'Oodnadatta Track nell'area di Coober Pedy. Però non dimentico che
abbiamo macinato tutta la Stuart Highway,
eh, mica bruscolini!
Per il resto, mi piacerebbe molto fare un salto in Tasmania, che immagino
essere bellissima, e nell'area di Perth, la città e tutto l'angolo sud-ovest
del continente. Poca roba, eh? E mancherebbe ancora il Queensland!
S: E soprattutto: lo faresti di nuovo in camper? Consiglieresti questo
metodo di viaggio?
D: Sì, lo rifarei in camper. Magari con un camper diverso, sicuramente 4x4
e più "robusto", in modo da poter affrontare gli itinerari nel
deserto di cui ho parlato.
Questo metodo di viaggio mi piace molto, ti permette di spostarti nel modo
che preferisci, scegliendo la velocità di marcia che ti si addice, creandoti le
tue tappe, cambiandole come e quando ti pare in base a quello che ti gira per
la testa. Insomma hai una partenza e un arrivo fissi e in mezzo ci fai quello
che vuoi!
Lo consiglio sicuramente... non sarà il massimo della comodità, ma credo sia
il mezzo migliore per andare davvero "dentro" i luoghi che vuoi
visitare, con la massima libertà possibile, senza staccare neppure per un
minuto.
D: Chiudo salutando tutti i lettori del blog, che hanno avuto la pazienza di
sopportare i fin troppo dettagliati resoconti della traversata vista con i miei
occhi. E chiudo ringraziando di nuovo la mia ospite per avermi accolto su
queste pagine e, soprattutto, per le indimenticabili tre settimane australiane
vissute insieme a lei dall'altra parte del mondo. Au revoir!
S: Dal canto mio, saluto il mio compagno di viaggio e lo ringrazio per aver
organizzato tutto in maniera ineccepibile, per aver sopportato le mie sclerate
e per aver riempito le pagine del mio blog nelle ultime settimane.
Ma dal prossimo post si ricomincia a lavorare!
No io non avevo paura, giuro. Pensa che mi ero preparato a tutto: avevo studiato pure come neutralizzare un coccodrillo a mani nude se riesce ad afferrarti (pollici negli occhi o nelle narici se sei al di sopra dell'acqua, mano in gola e apertura della valvola sfiatatoio se sei già sotto e - soprattutto - rotolarsi nella sua stessa direzione quando ti afferra). Per non parlare delle procedure in caso di morsi di serpenti o ragni! Insomma ero pronto. O almeno lo credevo. Beata incoscienza :D
RispondiEliminaPoi magari mi dirai quali sclerate avrei sopportato, eh :) E per l'organizzazione ineccepibile... con me non si sbaglia mai, stile rag. geom. Filini!!! :)
E vabbeh, pure io sono preparatissima in teoria! ...no, non è vero, neanche in teoria...
EliminaBellissimo post! Un sunto dell'intero viaggio!
RispondiEliminaGrazie Bertina!
EliminaGrazie Bertina!
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