domenica 10 marzo 2013

Q&A on the road


Ormai il viaggio da Darwin ad Adelaide è terminato. Prima però di passare alla prossima tappa, i due viaggiatori disperati si sono fatti una chiacchierata per sapere… beh, insomma, le solite cose che vuoi sapere quando un amico torna da un viaggio: cosa gli è piaciuto di più, se ha qualche aneddoto da raccontare, quali posti consiglierebbe, in quali posti manderebbe il suo peggior nemico… Iniziamo con le domande di Davide a Swaggirl.

DAVIDE: Per prima cosa una domanda su un singolo episodio: ma avevi davvero paura quando ci siamo ritrovati a fare il giro del lago a Kakadu? E se non ne hai avuta lì, ti sei mai trovata ad averne, nel continente australe?
SWAGGIRL: Sì che avevo davvero paura! Tu no? Ricordiamo che l’Australia è un paese affollato di creature che vogliono la tua morte, sia nel regno animale sia nel regno vegetale. Lo sprovveduto turista overseas, e soprattutto lo sprovveduto turista overseas che viene dalla città, non è abituato a una natura tanto potente; IO non sono abituata a trovarmi in situazioni potenzialmente letali di questo tipo. Ti dico la verità, avevo paura anche durante la crociera sul fiume infestato di coccodrilli. A essere onesti, dove mi giro, ci sono cose che mi fanno paura. Ok, lasciamo stare la mia paura dei ragni (che comunque qui può anche essere giustificata), ma ho avuto paura a Fraser Island quando stavo in cima a un picco a osservare gli squali che nuotavano sotto; ho avuto paura alle Whitsundays, quando vedevo meduse da tutte le parti (effettivamente c’erano meduse da tutte le parti, ma a quanto pare non pericolose); ho avuto paura nell’ultima farm in cui ho lavorato, quando abbiamo trovato un brownsnake in una cisterna dell’acqua; ho paura quando mi ritrovo per qualche motivo a meno di 20 metri dai tori, che sono veramente bestie mostruose (ed è incredibile pensare che si tratta di animali erbivori… per me quelli mangiano carne umana, e anche con immenso gusto); infine, e capirete che sono proprio pusillanime, ho paura persino ad avere a che fare con mucche e vitellini: avete idea di come sia pericolosa una mamma se le tocchi il suo bambino?


D: Questa è stata la tua prima vacanza in camper. Cosa ne dici dell’esperienza itinerante, col senno di poi? Dopo questo viaggio su quattro ruote, la bilancia pende sui più o sui meno?
S: Il viaggio in sé lo promuovo a pieni voti, è stata proprio una bella esperienza. Questo è il mio ideale di vacanza, spostarsi continuamente, vedere tante cose, cambiare itinerario secondo ispirazione, imbambolarsi con lo sguardo al finestrino (solo se non guido). So di dire una cosa scontata, ma davvero il viaggio non è la destinazione, bensì quello che c’è in mezzo, e questa esperienza è stata perfetta. Per quanto riguarda il mezzo di trasporto… Ho sempre avuto un’idea un po’ romantica del camper; ogni tanto ho anche pensato di comprarmene uno al posto di una casa vera e propria. Ma ora… Poco spazio, poca aria, troppo sbattimento a montare e smontare ogni giorno. Il nostro camper poi era anche sfigatissimo, ogni 3x2 aveva una magagna! Però forse un camper un po’ più figo, un po’ più grande… Naturalmente sempre per una vacanza itinerante, perché credo di avere abbandonato definitivamente l’idea di viverci in pianta stabile. E comunque penso che la prossima vacanza la passerò sulla spiaggia per due settimane!

D: Nel corso del nostro viaggio abbiamo attraversato luoghi diversissimi fra loro… quali sono i tre che ti sono rimasti più impressi e per quale motivo?
S: Il primo che mi viene in mente è il lago di sale in South Australia. Forse perché sembrava che da Coober Pedy a Port Augusta ci fosse solo un sacco di nulla, avevamo zero aspettative. Poi però abbiamo attraversato la ferrovia, i cartelli che avvisavano del pericolo mine… e ci siamo trovati in un luogo simile. Un posto davvero surreale, una distesa di bianco e di silenzio, sembrava di stare su un altro pianeta, in un luogo che non può esistere davvero.
Poi mi sono innamorata delle colline della Fleurieu Peninsula. Dopo tanto rosso, giallo e blu del deserto, quelle colline sono state un’apparizione miracolosa. Il verde è il colore più bello del mondo, specie se combinato in pascoli, foreste, siepi, e decorato da laghetti e corsi d’acqua. Dietro a ogni collina c’era un paesaggio ancora più bello del precedente. Poi quando abbiamo fatto il nostro ingresso in questa regione era ormai il tramonto, quindi tutto ancora più suggestivo e colorato. I canguri e le mucche insieme, e le occasionali fattorie, gli steccati… A parte i canguri, mi ha ricordato molto l’Irlanda. O la Contea degli Hobbit.
Perbacco, mi manca ancora il terzo luogo… direi King’s Canyon. Sembrava di stare sulla luna.


D: Gli australiani, che ne pensi? In cosa differiscono principalmente da un europeo, secondo te, magari prendendo come esempio un inglese, che dovrebbe essere il loro “parente diretto”? E gli aborigeni?
S: Domanda difficile, più che altro perché faccio molta fatica a generalizzare. Da quello che ho visto, gli australiani sono un popolo estremamente gentile e amichevole, sempre pronti a scambiare due parole, non importa se hai a che fare con l’impiegato delle poste, il controllore sull’autobus o il commesso di un negozio. L’australiano medio è ben disposto verso il viaggiatore e molto curioso, vuole sapere da dove vieni, cosa ti ha portato così lontano, cosa hai visitato dell’Australia e dove andrai. Avvicina l’europeo – a maggior ragione, l’italiano – con un misto di riverenza e accondiscendenza: l’australiano è affascinato da qualsiasi cosa abbia più di 200 anni, ma è felice di barattare la Storia con la pace sociale, il benessere e la natura sconfinata; è lusingato che tu abbia lasciato le rovine romane e i palazzi rinascimentali per le foreste e il deserto, ed è lieto di condividere queste ricchezze con te. Però c’è un altro lato del paese un po’ meno benevolo verso lo straniero, ed è proprio quello che con lo straniero ha più a che fare. Mi riferisco al mondo degli ostelli, delle agenzie turistiche, delle agenzie di lavoro per backpackers… Sulla carta tutti felici di accoglierti e di farti vivere l’esperienza più bella della tua vita, di regalarti soldi e farti divertire… Nella realtà, spesso gli ostelli sono strutture fatiscenti e sporche che non valgono certo il prezzo che paghi, i viaggi organizzati sono trappole per turisti e molti datori di lavoro non fanno altro che sfruttarti con il ricatto del secondo visto, magari a volte neanche ti pagano, ti sistemano in accomodation spesso non degne di questo nome, fregandosene di igiene e sicurezza.
Questione aborigena. Come ho detto prima, odio generalizzare, e odio avere pregiudizi quando viaggio, eppure con immenso dispiacere sono fondamentalmente d’accordo con chi non ha una buona opinione di loro. Non so molto della loro storia, capisco che sono stati vittime di persecuzioni e intolleranze tremende nel corso degli anni, eppure sembra che non ci sia il minimo desiderio di riscatto. Come hai detto tu, un popolo svuotato. Tuttavia non è semplice crearsi un’opinione equilibrata: ho sentito dagli australiani bianchi un sacco di storie poco edificanti a proposito degli aborigeni, ma in tutti questi mesi ho avuto modo solo una volta di parlare con un aborigeno, una chiacchierata cordiale ma che non è andata al di là del solito come ti chiami e da dove vieni. 
    
D: E per concludere, ti chiedo cosa ti resta di questi 6.300 chilometri di asfalto e terra rossa? Qual è stata la cosa più strana che abbiamo incontrato sulla nostra strada, qual è stata quella più buffa, quale quella più brutta?
S: Una cosa che è insieme strana, buffa e brutta: il turd-lizard®, l’incrocio fra una lucertola e uno stronzo! 



Ora le domande le fa Swaggirl! Come vedete, sono a corto di fantasia… D’altra parte, che cappio vuoi chiedere a uno che si è attraversato tutta l’Australia?

S: Iniziamo con una domanda banale: la cosa che ti è piaciuta di più in questo viaggio. E la cosa più buona che hai mangiato?
D: È difficile trovare una cosa sola. Se proprio devo scegliere, direi il giro che abbiamo fatto attorno al King's Canyon. Come luogo in sé voterei i Monti Olga, ma sul King's Canyon la sensazione di essere completamente soli e tagliati fuori dal resto del mondo era maggiore... e il panorama era comunque stupendo. Pure il caldo atroce mi è piaciuto, quel giorno!
Riguardo alla cosa più buona che ho mangiato... spero di non deludere i lettori scegliendo le nostre carbonare al posto di canguro, squalo, emù e coccodrillo (fra le cose "esotiche", però, scelgo quest'ultimo)!



S: Che idea ti sei fatto degli australiani?
D: Uhm... posto che non è che ci abbia poi avuto molto a che fare, devo dire che li ho trovati sempre molto cordiali e pronti a darti una mano, in modo forse più "sincero" di quello che puoi riscontrare in America, per fare un esempio.
Certo sono piuttosto tagliati fuori dal mondo e non so quanto siano "aggiornati" su quanto capita nel resto del pianeta. C'è anche da dire che ho visto quasi soltanto paesini sperduti in mezzo al nulla, probabilmente chi ci abita è strano anche agli occhi di un australiano di Sidney!
Discorso a parte per gli aborigeni, che sono veramente in una situazione triste. E la cosa più triste ancora è che molti di quelli che ho visto sembrano essere "a posto così".
Però i ragazzini aborigeni del college di Humpty Doo mi fanno pensare che pian piano la situazione cambierà!

S: A posteriori, cosa avresti preferito evitare e cosa ti spiace di non aver visto?
D: Avrei preferito evitare che si rompesse la macchina fotografica! No, scherzo... forse l'unica cosa che avrei evitato, in tutto il viaggio, è stato il tempo dedicato alla visita delle città, che però è stato comunque poco e, me ne rendo conto, necessario a riprendersi dalle fatiche del viaggio.
Mi spiace non aver visto... tante, tantissime cose. Se ripenso alle tappe del nostro viaggio, vorrei poterle estendere tutte quante, da ogni giorno tirare fuori una settimana!
In particolare, vorrei aver avuto il tempo per puntare dritto dentro al deserto. Quel cartello "Warning: no fuel for 500 km" mi è rimasto impresso.


S: Devi organizzare un altro viaggio in Australia: quali sono le nuove tappe?
D: E qui mi riallaccio alla risposta precedente. In un nuovo viaggio in Australia vorrei scoprire il deserto, viaggiandoci ancora più in mezzo di quanto non abbiamo fatto. Puntare su Perth partendo da Ayers Rock, magari, con 2.500 km di vuoto, oppure percorrere l'Oodnadatta Track nell'area di Coober Pedy. Però non dimentico che abbiamo macinato tutta la Stuart Highway, eh, mica bruscolini!
Per il resto, mi piacerebbe molto fare un salto in Tasmania, che immagino essere bellissima, e nell'area di Perth, la città e tutto l'angolo sud-ovest del continente. Poca roba, eh? E mancherebbe ancora il Queensland!

S: E soprattutto: lo faresti di nuovo in camper? Consiglieresti questo metodo di viaggio?
D: Sì, lo rifarei in camper. Magari con un camper diverso, sicuramente 4x4 e più "robusto", in modo da poter affrontare gli itinerari nel deserto di cui ho parlato.
Questo metodo di viaggio mi piace molto, ti permette di spostarti nel modo che preferisci, scegliendo la velocità di marcia che ti si addice, creandoti le tue tappe, cambiandole come e quando ti pare in base a quello che ti gira per la testa. Insomma hai una partenza e un arrivo fissi e in mezzo ci fai quello che vuoi!
Lo consiglio sicuramente... non sarà il massimo della comodità, ma credo sia il mezzo migliore per andare davvero "dentro" i luoghi che vuoi visitare, con la massima libertà possibile, senza staccare neppure per un minuto.



D: Chiudo salutando tutti i lettori del blog, che hanno avuto la pazienza di sopportare i fin troppo dettagliati resoconti della traversata vista con i miei occhi. E chiudo ringraziando di nuovo la mia ospite per avermi accolto su queste pagine e, soprattutto, per le indimenticabili tre settimane australiane vissute insieme a lei dall'altra parte del mondo. Au revoir!

S: Dal canto mio, saluto il mio compagno di viaggio e lo ringrazio per aver organizzato tutto in maniera ineccepibile, per aver sopportato le mie sclerate e per aver riempito le pagine del mio blog nelle ultime settimane.
Ma dal prossimo post si ricomincia a lavorare!

5 commenti:

  1. No io non avevo paura, giuro. Pensa che mi ero preparato a tutto: avevo studiato pure come neutralizzare un coccodrillo a mani nude se riesce ad afferrarti (pollici negli occhi o nelle narici se sei al di sopra dell'acqua, mano in gola e apertura della valvola sfiatatoio se sei già sotto e - soprattutto - rotolarsi nella sua stessa direzione quando ti afferra). Per non parlare delle procedure in caso di morsi di serpenti o ragni! Insomma ero pronto. O almeno lo credevo. Beata incoscienza :D

    Poi magari mi dirai quali sclerate avrei sopportato, eh :) E per l'organizzazione ineccepibile... con me non si sbaglia mai, stile rag. geom. Filini!!! :)

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    1. E vabbeh, pure io sono preparatissima in teoria! ...no, non è vero, neanche in teoria...

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  2. Bellissimo post! Un sunto dell'intero viaggio!

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