mercoledì 24 ottobre 2012

Cercatori d'oro

Lo so, lo so, sono scandalosa. Sono sparita per un sacco di tempo, non ho scritto, non ho telefonato, ho fatto solo qualche comparsata occasionale su Facebook per condividere cose che non potevano non essere condivise, come l’olio spray. Ora non mi resta che correre a perdifiato e raccontare gli ultimi giorni di permanenza a Cordalba. Per agevolare la lettura, e soprattutto per semplificarmi l’esistenza, farò una serie di post brevi e indolori, e se Dio vuole giornalieri.


Siamo rimasti all’acquisto dell’UTV. Forse non vi ho detto del quad.


Orbene, è arrivato il momento di testare i mezzi sul campo. E quale migliore terreno di prova se non il bush australiano? Che è anche tutto quello che c’è per chilometri e chilometri, in ogni direzione (anche perché per gli australiani tutto ciò che non è centro abitato è bush). Facciamo il pieno, allacciamo le cinture e accendiamo i motori! Dove andiamo? Ricordate il ponte di legno curvo più lungo del Queensland, quello vicino alla miniera? Ricordate che non abbiamo fatto in tempo a visitare la miniera? Oggi è la volta buona! Il tempo è gramo, ieri ha tempestato cavallette e tutte le piaghe dell’apocalisse, quindi il terreno è tutto un pantano… ma ce la faremo! Ecco, non siamo partiti neanche da 10 minuti, che facciamo la prima sosta. OK, è colpa mia, che voglio fare una foto alle rotaie della ferrovia che attraversa il bush, ma ne approfittiamo per mettere benzina nel serbatoio: l’UTV beve come un cammello nel deserto e il quad ha una falla e perde. Forse è il caso di tornare indietro. “Ma no, tranquilla, tu tieni d’occhio l’indicatore della benzina, quando arriva a 1 torniamo indietro.” Molto bene, oltre a controllare la strada per evitare paludi, serpenti, goanna, ceppi e massi, oltre a fare attenzione a non ribaltarsi e a gestire l’impegnativa modalità 4 ruote motrici, pure la benzina da monitorare. Meno male che sto coso non ha marce né frizione. Ma non ha neanche finestrini: rami, ragni e insetti stringono d’assedio il mezzo senza pietà né requie, e la strada è lunga e insidiosa, e disseminata di formicai enormi. Mi sento piena di formiche solo al ricordo. Per non parlare dei nidi di termiti. Grossi come la vecchia 126 blu di mia cugina. Alcuni anche come una Panda. E non è un'iperbole. Oh, ecco, siamo quasi al ponte: pochi metri prima svoltiamo a destra, dove c’è – guarda un po’ – dell’altro bush, e ci inerpichiamo per un bel sentiero di terra rossa, che termina al vecchio campo della miniera. Una miniera d’oro. Questo è quello che voleva essere.


Cento anni dopo, è un mucchio di lamiere che cercano ancora di stare in piedi, qualche buco nel terreno che sembra il pozzo di Samara, resti di un tracciato per i carrelli. Tutto circondato da filo spinato che ci fa un baffo. Molto suggestivo.


Ma purtroppo non possiamo fermarci a lungo ad ammirare il sito: il tempo promette male, il quad continua a perdere benzina e manca poco alle 4. È quasi ora di andare al lavoro. Poco male, in realtà abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere; c’è voluto più tempo ad arrivare che non a visitare la miniera. Ma il viaggio è stato divertente, e ne è valsa la pena.

Visto? Breve e indolore. Vi ripropongo il link dell'album aggiornato per chi non ha Facebook e ci vediamo domani! ...se Dio vuole...

1 commento:

  1. Dovevi partire in impennata! E cmq, "safety first", dov'era il casco? :D

    Piuttosto: mi citi i ragni. Quanti ce ne sono???

    RispondiElimina