mercoledì 12 settembre 2012

Un sacco di sabbia


Riallacciamoci senza soluzione di continuità alla storia precedente.

È martedì primo pomeriggio, e Max mi accompagna a prendere il bus per Noosa. In men che non si dica mi ritrovo on the road, e in men che non si dica, come dicevo la volta scorsa, l’autista ci fa sapere che: “Il motore si sta surriscaldando, ci tocca fare una fermata imprevista.” Dopo neanche un’ora dalla partenza! Cominciamo molto bene. Ci fermiamo a una stazione di servizio in costruzione – desolazione allo stato puro – e l’autista ci chiede di aspettare a bordo mentre controlla il motore. Aspettiamo pazienti. Aspettiamo. Aspettiamo. Fino all’annuncio che nessuno di noi voleva sentire: “Se volete scendere a sgranchirvi un po’… qui ne abbiamo ancora per molto, dobbiamo aspettare il soccorso stradale.” Sgrunt. Scendiamo e aspettiamo. Aspettiamo. Non credo di riuscire a rendere l’idea di quanto è stata fastidiosa quell’attesa. A un certo punto l’autista si incammina nella direzione da cui siamo arrivati. Non so se sbaglio a interpretarlo come un brutto segno. Ogni macchina che si avvicina alla stazione di servizio ci fa esultare di speranza, ma poi ci liscia senza neanche rallentare… cazzo entri nella zona di sosta, per prenderci per il culo???
Sai che? Me ne torno sul bus, almeno mi porto avanti coi lavori. E come sapete, ne è uscito un post lunghissimo :)

Attenzione, si riparte! Tutti ad applaudire, back on track! Dai che recuperiamo!!! “Ragazzi, vi devo dare una brutta notizia: il motore si sta surriscaldando di nuovo.” Vabbeh, almeno finirò di scrivere il post. E avrò un’altra storia da raccontare… I viaggi in autobus sono sempre così noiosi! Come potete vedere, per me il bicchiere è sempre mezzo pieno.

Molte ore dopo…

No, dai, scherzo. Alla fine abbiamo fatto 3 ore di ritardo. Che, in un viaggio di 2 ore, sono comunque notevoli. Ma l’autista ha chiesto scusa a profusione, come fosse colpa sua. Ed eccomi finalmente arrivata a Noosa! Sono le 7 di sera, e sembrano le 11. Non c’è in giro quasi nessuno. Tiro fuori la mappa e mi incammino verso l’ostello. In un lampo di genialità, non solo ho prenotato il più economico della città, ma anche uno dei più vicini alla fermata del bus! Pat pat, pacca sulla spalla, brava Swaggirl! Eppure sembra lontanissimo, ogni singolo chilo della valigia si fa sentire. E come se non bastasse, l’ultimo tratto è in salita. MA non sarà questo ridicolo pendio a scoraggiarmi, non dopo le strade di Toowong!

Uuuuh, grazie al cielo, eccomi arrivata all’ostello. Ho prenotato la camerata da 16, speriamo bene… E mi va bene. 


Ci sono solo altre 3 persone con me, e due di loro sono molto simpatici, tale Hanon (non ho idea se è scritto nel modo giusto), australiano, che lavora come cuoco, e Wesley, di New York, che fa il cameriere e ha una gran chiacchiera. Pensavo di andare a morire direttamente sul letto dopo cena, e invece mi fermo a parlare con loro per una ventina di minuti buoni. È bello arrivare in un posto nuovo e trovare qualcuno con cui scambiare due parole. Non solo, la mattina seguente Wes è stato più che provvidenziale: mi ha aiutato a chiudere la valigia! Sono qui da meno di un mese, e temo che quello del bagaglio sarà un tormentone… Comunque, l’ostello lascia un po’ a desiderare, devo ammetterlo, ma la compagnia è ottima: a parte i due compagni di stanza, in cucina ho incontrato una coppia di surfisti portoricani, Brad e Leslie, che hanno condiviso la loro colazione con me (povera sprovveduta, speravo di trovare nella cucina dell’ostello almeno il free coffee, invece manco i piatti erano a disposizione!) e mi hanno raccontato del loro viaggio. Loro arrivano da nord, e la loro prossima meta è Byron Bay. Ci scambiamo le nostre storie ed esperienze, finiamo la colazione e ci diamo una mossa per il check out.

Ora ho circa cinque ore da trascorrere prima di rimettermi in viaggio. E che ci sei venuta a fare a Noosa, se riparti subito? Suvvia, per andare a caccia di nuove storie da raccontarvi! Wesley mi consiglia di andare a visitare il Noosa National Park “Ci sono anche i koala!


Fatta. Mi incammino per l’ennesima strada tutta in salita, e vedo sulla cartina che non solo attraversa il parco, ma conduce anche a un belvedere che dà sulla baia di Noosa. È una bella scarpinata, ma ne vale sicuramente la pena. Vedete un po’ anche voi.


Davvero spettacolare, ammetto di essermi commossa. Già che siamo qui, due parole su Noosa. Non si tratta propriamente di una città, ma di un insieme di sobborghi per turisti facoltosi: Noosa Heads, Noosaville, Sunrise Beach, Sunshine Beach… che fantasia, eh? Le case e i resort sono sparpagliati su questo arcipelago, che è più un pasticcio di sputi di sabbia e palme collegati da ponticelli. E questo è tutto ciò che c’è da dire su Noosa. In effetti devo ammettere che al di là della spiaggia meravigliosa, non sono particolarmente colpita dal resto. Anzi, quando mai mi sono avventurata lungo il circuito delle zone residenziali! Case, case, ville, hotel, case… che palle! Sarà cosa buona e giusta incamminarsi verso l’ostello, prendere le valigie e levare le tende. E speriamo che questa volta il bus sia puntuale.

Qualche foto di Noosa e riepilogo:

140 km da Brisbane a Noosa

E siamo in orario! Puntuali come orologi svizzeri, arriviamo a Rainbow Beach alle 7 di sera. Sempre immensa desolazione, ma per fortuna stavolta l’ostello è esattamente di fronte alla fermata del bus. Anche in un tratto di strada così breve però mi capitano cose singolari: mentre scendo dal bus uno dei passeggeri, un signore dall’età indefinita, tipo fra i 73 e i 74 anni, mi chiede di dove sono, e quando scopre che sono italiana, mi saluta con un “Paisano!”. Penso che sia finita lì, invece mi segue giù dal pullman e mi racconta che sua moglie è italiana ed è addirittura di sangue blu, se ho capito bene. Mi faccio dare il numero di telefono, e chissà mai che passando da Maryborough li vada a salutare. E poi, fuori dall’ostello, gente che fa pilates sotto le stelle? Boh, indagherò in un secondo momento. Anche perché ora c’è un problema pressante da risolvere: non trovano la mia prenotazione. Eccheccappio, certo che ho prenotato! Due notti qui e soprattutto l’escursione a Fraser Island! “Guarda, io sono solo il barista… domattina vai alla reception e chiedi.” Moooolto bene. Meglio andare a dormire, che domani mi tocca la levataccia. Spero che non sia inutile però, sai che rottura alzarsi alle 6 del mattino e poi non poter partire?


Il giorno dopo, il mistero è svelato. Hanno completamente cannato il nominativo della prenotazione. Sono diventata Allosa Suse, o qualcosa del genere. Non finisco mai di stupirmi al pensiero di quanto trovino difficile il mio nome. Però mi dicono tutti che è molto bello. Mamy, ottima scelta! E si parte per Fraser Island!
L’escursione dura tre giorni, si esplora l’isola (proprio di fronte a Rainbow Beach, un paese evidentemente nato solo come punto di partenza per esplorare l’isola) a bordo di una jeep, si dorme in un campeggio attrezzato nel mezzo della foresta e ci si porta appresso scorte di cibo e acqua. Siamo un gruppo di 22 persone + la guida, tale Muzza (che si legge Masa), che è anche l’autista del convoglio di testa, dove viaggio pure io.

Allora, mi tolgo subito il pensiero e vi confesso che mi aspettavo molto di più da questa esperienza. Di sicuro i posti sono davvero belli; purtroppo la compagnia lo è stata un po’ meno, e questo ha inciso molto. Per carità, i miei compagni di team erano – quasi – tutti persone molto gradevoli, ma essere l’unica italiana in compagnia di due ragazze irlandesi, Leah e Bronagh (ho capito il suo nome l’ultimo giorno… si legge Brona), Dan e Jack, inglesi, e un canadese, Johnny, non è facile. Miscugli di slang e accenti che vi lascio immaginare… capivo una frase su cinque. Essere poi l’unica italiana in tutto il gruppo è stata un’esperienza nuova, e non particolarmente esaltante. Così imparo a lamentarmi dei branchi di connazionali all’estero. 

In quanto ai luoghi, niente da dire, tutto molto bello. Si tratta dell’isola di sabbia più grande del mondo, lunga 120 km e larga al massimo 25, non ha strade asfaltate ed è patrimonio Unesco. Il resto andate a cercarvelo su Wiki, se vi interessa. Ci sono un sacco di laghi e ruscelli sull’isola, e ovviamente un mucchio di sabbia, praticamente tutto quello che abbiamo visto per 3 giorni. La fauna locale è interessante: meduse, balene, delfini, tartarughe, squali e dingo! Abbiamo visto anche i dingo! Che sono carini e pucciosi, ma sono cani selvatici che devono essere lasciati stare… un cretino un mese fa si è allontanato dal campo nel cuore della notte, ubriaco: l’hanno trovato la mattina dopo a un chilometro di distanza con un sacco di fratture e la faccia mangiucchiata, e si è fatto un mese in ospedale.

Detto questo, ecco un elenco esaustivo di altre cose da fare se sei a Fraser Island:

-          Fare il bagno nel lago McKenzie


-          Visitare la foresta di Central Station, che ospita piante vecchisssssime
-          Sguazzare nell’Eli Creek e, se avete sete, farvi un sorso di acqua di torrente
-          Guidare sulle spiagge dell’isola e perché no? rimanere bloccati nella sabbia


-          Fare una foto davanti al relitto del Maheno

-          Fare il bagno (di nuovo) alle Champagne Pools
-          Salire in cima a Indian Head e pensare, guardando giù, che se anche la caduta non ti ammazza, lo faranno gli squali

Non si vede granché, ma anche così è inquietante...
-          Vagare nel deserto alla ricerca di acqua e trovarla in fondo alla vallata



E qualche altra immagine.
In ogni caso, non importa cosa decidiate di fare: sappiate che avrete sempre a che fare con la sabbia. Sotto le unghie, nelle scarpe, nelle orecchie, nelle mutande, nel cibo… dopo diversi giorni e numerose docce, continuo a trovare mucchietti di silicio nei posti più singolari.

Insomma, dalla maniera in cui vi ho raccontato di Fraser vi sembrerà che abbia sprecato soldi e tempo. Che dire… no, dai. È comunque una visita che va fatta, se sei da queste parti. Poi sul finire del viaggio ho fatto anche conoscenze piacevoli, ho ascoltato nuove storie ed esperienze… Una volta tornati a Rainbow Beach ho anche avuto modo di conoscere meglio i miei compagni di convoglio, e mi sono convinta ancora di più che è stata la barriera linguistica a rendere tutto più difficile. Quello, e alcuni membri del gruppo poco amichevoli. D’altra parte, Ila, non è che puoi sempre trovare gente disposta ad accoglierti a braccia aperte!

E così è finita anche l’esperienza sull'isola, e sono pronta per ripartire. Alle 7 di sera arriva il bus, lo stesso che mi ha portato qui; in fretta e furia carico i bagagli e corro a salutare i ragazzi che mi hanno accompagnato in questi giorni. In viaggio invece mi seguono Marina, Leah e Bronagh, anche loro dirette a nord, ma verso destinazioni diverse: Hervey Bay e Cairns. E per Cairns sono 14 ore di pullman. Mi sento molto, molto fortunata, con le mie 3 ore e mezza di tragitto, anche se quando arriverò sarà praticamente notte inoltrata e non so chi mi verrà a prendere.

Riepilogo:

140 km

Km totali percorsi: 17.310

Fermi lì, inutile andarvi a rileggere le righe precedenti, non ho ancora svelato la mia nuova meta. Ma è ora di farlo: vado a Childers!

6 commenti:

  1. Non male come prima tappa! Ma quindi ti sei insabbiata tu con il gippone?

    Certo che l'idea che se entri in acqua ci sono gli squali, brrr. Meno male che puoi sempre correre fuori, sulla spiaggia, a farti mangiucchiare dai dingo :)

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    1. Mica solo io, eh... e non è neanche dovuta venire la guida per liberarmi (come è successo con altri...)

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    2. per forza, tu guidi camion, trattori, carrelli elevatori, e c'hai pure la Patente Internazionale ;-)

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  2. "Il resto andate a cercarvelo su Wiki, se vi interessa." - muoio! Ghghghgh...

    Ma cioè, vuoi dirmi che quello in foto è uno squale vero? Tipo Jaws? E ci nuotano? Are they nuts?

    Bacio!
    Edo

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    1. A essere onesti credo che quella nella foto sia una tartaruga, cmq sì si vedevano ste ombre che passavano sotto la superficie, ed era moooolto creepy... però non nuotano lì (non dovrebbero, almeno), più per il pericolo delle correnti che per gli squali!

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  3. Mamma che posti meravigliosi!

    Cari i dingo!!!

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