domenica 9 settembre 2012

Incontri


Come ho fatto intendere nell’ultimo post, ho deciso di lasciare Brisbane e di spostarmi verso nord, dove il clima è migliore, almeno fino a novembre, quando inizierà la stagione delle piogge. Quindi mi piacerebbe visitare quella parte del paese prima di allora. Ho acquistato un biglietto della Premium Motor Service della durata di 3 mesi, che mi permette di scendere in qualsiasi fermata fra Brisbane e Cairns, muovendomi però in un’unica direzione. La prima tappa è Noosa, sulla Sunshine Coast, a poco più di 2 ore da Brisbane.
Ma, appena dopo un’ora di viaggio, l’autista ci annuncia che c’è un guasto al motore e ferma tutto. Al momento siamo bloccati in autostrada in attesa del soccorso stradale. Non sembra l’inizio di un racconto di Stephen King?
Ma questa storia ve la racconto un’altra volta. Adesso vorrei chiudere la pagina Brisbane, raccontandovi delle esperienze migliori che ho vissuto in quella città: gli incontri che ho fatto.

Vi ho già parlato, in maniera un po’ sintetica a dire il vero, dei miei padroni di casa, Max e Karen. Vorrei raccontarvi qualcosa in più di loro, soprattutto tutto quello che hanno fatto per me, ma non so da che parte cominciare. Queste persone si sono portate in casa praticamente un’estranea, le hanno dimostrato infinita fiducia lasciandola anche a casa da sola, le hanno affidato i loro amati animali. Io per sdebitarmi non ho potuto altro che portare a spasso Molly, aiutare un po ‘in casa, e stop. In cambio ho subito un intervento al cuore che me lo ha reso dieci volte più grande. Come abbiamo convenuto io e Karen, a volte le cose belle accadono.

Max e Karen

Grazie a loro, inoltre, ho passato un fine settimana estremamente piacevole nonostante si siano assentati per andare a trascorrere un weekend al mare, a casa di amici. Spiaciuti dal fatto che rimanessi a casa da sola per tutto il tempo, mi hanno presentato i loro vicini di casa, Chloe e Gundy, una coppia sulla trentina, prossimi al matrimonio. In un minuto, il programma per il weekend è fatto: venerdì sera al pub per festeggiare l’impresa di un amico di Gundy, che ha corso 100 km in 12 ore per beneficienza, e sabato pomeriggio allo stadio a vedere una partita di AFL. Tutto molto promettente. E tutto si è rivelato essere ben migliore delle aspettative.

Venerdì sera (che inizia alle 17.30!) lo passiamo in questo pub dove un omino seduto a un pianoforte canta i più grandi successi di sempre (sono la solita esagerata). Dopo aver ben bevuto, grazie al gentile protagonista della serata, tutti pronti a scatenarsi in pista a ballare e cantare! Trovo molto divertente il pensiero che gli anglofoni sappiano le parole delle canzoni in inglese. Anziché cantare:

Smoke on the water,
na na na na na na na

Loro sanno riempire tutti gli spazi!
Quando mi lascio sfuggire che il mio sogno sempiterno è andare al karaoke a cantare I will survive, subito fanno la richiesta al pianista… che inizia a suonare per me! E io urlo a squarciagola:

At first I was afraid, I was petrified,
keep thinking I could never live without you by my side,
na na na na na na na na
na na na na na na na na

Eccetera. Ma che figata! Grazie, ragazze!
Durante l’intervallo, Reese e Brook (ovvero il corridore e suo fratello), neozelandesi, si sono esibiti, esclusivamente per me, nella gloria del loro paese, l’Haka. Devo dire che è stato impressionante, nonostante Reese indossasse una camicia rosa. Dopodiché il pianista è venuto a chiacchierare un po’ e Chloe gli ha spiegato che la loro amica italiana era venuta fin lì apposta per cantare quella canzone. Lol. Naturalmente, dopo aver scoperto questa cosa, il pianista ha deciso di dedicare una canzone to our Italian friend:

Na na na na na na na na na na na na
That’s amore

In seguito Chloe mi ha rivelato che mentre cantavo osservava se conoscevo le parole di questa canzone. Bi-lol.
Una serata davvero divertente. Non come l’hangover del giorno dopo. Ma, sia lodata la birra, che non lascia effetti a lungo termine. Con una buona colazione ero già a posto, pronta e scattante per andare alla partita di AFL con Gundy.
Allora, AFL sta per Australian Football League. Somiglia al rugby, dal momento che giocano con una palla ovale e i giocatori sono senza protezioni. Il campo è ovale anch’esso e ci sono 15 giocatori per squadra. Una partita dura quattro quarti da 25 minuti l’uno. Lo scopo è fare punto passando fra i due pali centrali (6 punti se la palla viene calciata lì in mezzo, 1 se viene portata a mano) o fra quelli laterali (1 punto). Si può passare la palla in tutte le direzioni, calciandola o con un pugno. Non si possono placcare i giocatori, ma devi solo cercare di prendere la palla. Eppure ha fama di essere uno sport molto violento. Queste sono le regole base che vi servono per assistere a una partita di AFL. Il tutto mi ha fatto pensare, per qualche motivo, al quidditch. Devo ammettere che mi sono divertita, l’ho trovato più interessante del calcio e l’ho capito anche un po’ di più. Le squadre in campo non erano professioniste, era piuttosto un campionato locale, e c’era un’atmosfera da festa campestre. Chioschi di bibite e panini, le mascotte ubriache, un sacco di gente di ogni età seduta intorno a fare il tifo (la peggio era sta sciura sulla cinquantina che indirizzava – credo – i peggiori epiteti ai giocatori… anche il mio accompagnatore era impressionato).

Va' che foto plastica

Non siamo rimasti lì fino alla fine, ce ne siamo andati alla conclusione del terzo quarto, dal momento che l’epilogo era ovvio (la squadra di casa stava perdendo). A dire il vero ero un po’ delusa per non aver visto il sangue. Comunque, lasciamo il centro sportivo e Gundy mi porta a vedere un bel panorama della città dall’alto, quindi ci indirizziamo verso casa, ma ormai a Toowong facciamo una fermata dell’ultimo minuto. “Ti va una birra?” Il ragazzo ha capito tutto. Ma non mi porta in un banale pub: andiamo nientemeno che al club di bocce che ho scoperto l’altro giorno! Bene bene, mi piace mischiarmi coi locali, e questo posto non ha nulla di glamour, è esattamente un circolino di quartiere, tipo i Combattenti a Vanzago. Le birre ce le abbiamo, e Gundy mi chiede se voglio fare una partita a bowling. Eccerto! Le bocce per giocare non sono come le nostre, sono un po’ schiacciate ai poli, cosa che conferisce effetto quando le lanci. Lo scopo è arrivare il più vicino possibile al boccino. Fin qui nulla di nuovo. Io ho fallito miseramente. Anche questa non è una novità. Però si gioca scalzi. Questo sì che è inusuale! Ma piacevole. Comunque ho dato un pochiiiino di filo da torcere al mio avversario, che ha temuto per il suo virile orgoglio: “Noooo, cosa diranno i miei amici se perdo con una ragazza!” Tranquillo Gundy, per questa volta ti lascio vincere!

Anche questo è uno sport molto violento

Un occhio all’orologio, e mi rendo conto che devo scappare a casa: la povera Molly mi starà aspettando per la passeggiata! Rimaniamo però d’accordo che dopo lo raggiungo per mangiare insieme: il suo amico Nick, che ho conosciuto la sera prima, ha promesso che si occuperà della cena.
Rientro in casa e Molly mi accoglie con un: “È questa l’ora di tornare???” e infatti faccio giusto in tempo a raggiungere il bosco che si dà alla pazza gioia. Sotto questo aspetto i cani sono ammirevoli. La riporto a casa e raggiungo Gundy. È incredibile come si fidino così tanto gli uni degli altri all’interno del quartiere, si può entrare tranquillamente nel giardino del vicino senza neanche suonare il campanello. Anzi ora che ci penso non ho visto neanche un citofono. “Nick è dovuto andare via e abbiamo già mangiato, ma ti ho tenuto da parte qualcosa… ti piace la cucina indiana?” è tutto il giorno che sono lì lì con la lacrimuccia pronta al pensiero di quanto è gentile questo ragazzo, e adesso potrei cedere proprio davanti a un piatto di chicken masala.

Mentre mangio mi mostra le foto dei loro viaggi. Anche lui e Chloe sono stati backpacker, qualche anno fa hanno fatto il giro del mondo; mi fa vedere le foto che hanno scattato in Europa, mi racconta di quanto gli è piaciuta l’Italia. A quel punto torna Nick, che chiede a Gundy se lo porta in una discoteca dall’altra parte della città: “Non prendo la macchina, così posso bere. Potrei chiamare un taxi per farmici portare, ma così risparmio 50 $. Che userò per bere.” Non fa una piega. Sono anche io della partita, tutti in macchina, e andiamo, andiamo, andiamo… Non ho idea di dove siamo, ma confesso che sono un po' stanca, spero di tornare a casa presto. Dopotutto sono già le 7.30! E grazie al cielo, mezz’ora dopo siamo arrivati. “Che programmi hai domani? Io devo partecipare a una corsa di beneficienza… Reese mi ha incastrato l’altra sera, quando ero ubriaco. Vado per le 6, ma se ti va, Chloe mi raggiunge in bicicletta verso le 8. Ti prestiamo una bici e vieni pure tu!” è una proposta interessante, mi fa molto piacere che mi abbia chiesto di partecipare… ma le 8 del mattino è tremendamente presto per me. Lo ringrazio per la bellissima giornata, rimaniamo con la promessa che ci rivedremo prima della mia partenza, e buonanotte.

Buonanotte si fa per dire. A parte i consueti rumori notturni, il fatto di stare da sola in una casa non mia mi agita non poco. Il pensiero di dovermi svegliare all’ora x per timore che Molly si senta trascurata e faccia le sue cose in casa mi preoccupa notevolmente. Mi sveglio alle 6. In fin dei conti potevo anche andare con Chloe. Molly entra in camera dicendo: “Allora, ci diamo una mossa???” Va bene, va bene. Non ce la faccio, esco in pigiama. Esploriamo il solito pezzetto di bush che costeggia il quartiere, quindi rientriamo, tutte pronte per cominciare la giornata.

Oggi c’è un altro incontro in programma: Bellapasta mi ha dato il contatto di una sua cara amica, una ragazza italo-argentina che è partita con lei dall’Italia per l’avventura australiana. A un certo punto le loro strade si sono divise poiché hanno deciso di vivere esperienze diverse, e Luciana è arrivata nella città in cui mi ritrovo anche io. Appuntamento nel primo pomeriggio in centro, di fronte a Hungry Jack’s. Prendo la mattinata estremamente con calma, scrivo, riordino un po’, mi cucino il mio primo piatto di pasta australiana. Considerate le circostanze, non è uscito niente male. Gli orari soprattutto sono molto australiani, ho pranzato che era da poco passato mezzogiorno.
Quindi parto alla volta della city e arrivo all’appuntamento quasi in orario. Mi guardo intorno, chi ha l’aria di aspettare qualcuno? Quasi tutti. Tiro fuori il cellulare per mandare un sms (“maglietta bianca con scritta rossa, L’ELENCO”), e in quel momento Luciana mi chiama: è la ragazza proprio davanti a me!

Bibitozzo da Starbucks e chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Su cosa ci ha portato lì, cosa combiniamo, cosa abbiamo in programma per il futuro. La cosa che mi colpisce di più è scoprire un sentimento comune: “Le giornate sembrano lunghissime, perché quando qui è il momento di andare a letto, in Italia è solo metà pomeriggio, e rimanderei all’infinito l’ora in cui spengo le luci perché voglio continuare a parlare con i miei amici.” Ci siamo appena conosciute, e già mi spiace pensare al fatto che presto partirò, perché poteva nascere una bella amicizia. Beh, magari è solo rimandata. Dopo un paio di ore di chiacchiere e di vasche per il centro, siamo raggiunte da una coppia di amici italiani, anzi milanesi, Genny e Andrea. Quanto è strano sentire “fi*a” da questa parte del mondo? Una cifra. Per completare il quadro, andiamo a mangiare tutti insieme, in un pub che la domenica sera fa pizza a 5 $. Mi sa che nel corso dell’anno svilupperò anche io il fiuto per questo genere di cose. Dopo cena, altre chiacchiere, si finisce per parlare di Guzzanti e della telenovela piemontese. Il senso di straniamento ormai ha raggiunto livelli esponenziali. Verso le 8 però Luciana deve rientrare nell’ostello in cui vive, perché inizia il suo turno di lavoro. La accompagniamo, visito rapidamente l’ostello, quindi ci salutiamo. Forse in modo un po’ frettoloso o superficiale, perché in fondo è troppo strano pensare che, nonostante uno splendido pomeriggio passato insieme e numerose affinità portate alla luce, fra due giorni parto e chissà quando ci rivedremo. Ma non si può mai sapere.

Mentre torno a casa, penso al bellissimo weekend che ho passato, al fatto che contro ogni aspettativa non sono stata sola un minuto. Appena formulato il pensiero, mi arriva un sms da Karen: “Ciao Ilaria, fammi sapere quando arrivi alla stazione, che se non è troppo tardi ti veniamo a prendere.” Ecco. Ma meglio camminare un po’, così’ almeno smaltisco la mia pizza cajun chicken. Arrivo a casa in una mezz’oretta, senza neanche perdermi! E al mio arrivo, un’altra sorpresa: i miei ospiti mi hanno portato un bel cappellone da cowboy, indispensabile per affrontare l’estate australiana! “Ah, Ilaria, domani sera avremo a cena Steven e Lilly, così vi potete salutare. E ci ha detto Chloe che passeranno anche loro per il dolce.

Ed è seguita una cena epica. Per la festa del papà, che è stata appunto domenica, Steven ha portato dei gran bei regali a Max: Toblerone formato famiglia e T-bone di dinosauro. E ha praticamente estromesso i suoi genitori dalla cucina, “Voglio fare io.” Steve è proprio figlio di suo padre, sempre la battuta pronta, non perde occasione per scherzare.
Lilly è più discreta, ma ha una risatina acuta e una voce che mi fanno morire dal ridere, e un paio di occhiali che mi piace un casino. È davvero bello vederli tutti insieme, c’è un calore da Mulino Bianco in questa famiglia, ma genuino.


E che magnata! Hanno completato il quadro i Gundy, che sono passati a salutare e a raccontare degli ultimi preparativi per il matrimonio. Mitica Chloe, ha comprato due (2!!!) vestiti da sposa! Qualcuna cerca un abito? Ha intenzione di vendere il doppione su eBay :D

Ed ecco finita la mia avventura a Brisbane. Tempo di fare i bagagli e proseguire il viaggio. Confesso che al momento dei saluti avevo l’occhio un po’ umido, soprattutto quando mi hanno ribadito per l’ennesima volta che a Brisbane ho una famiglia. So che non potrò mai ringraziarli abbastanza, ma spero almeno che un domani potrò fare lo stesso per qualcuno che dovesse trovarsi nella stessa situazione in cui mi trovo io ora.

Oh, quanto ho scritto. Tanto, ma tanto! Tutto per via del guasto all’autobus… Per le prossime volte cercherò di essere più sintetica. Ci risentiamo a Rainbow Beach!

6 commenti:

  1. Ci mancavi! Non scrivevi da tantoooo!

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    1. Bert!! Lo so, sono stati giorni un po' movimentati, ma vi racconterò presto :)

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  2. Guarda Ila che il problema è che scrivi troppo poco, non che scrivi troppo ;)
    Più cose ci racconti, meglio è!

    Ah, sappi che dovrai cantare "I will survive" anche al tuo ritorno :P


    Per il resto, sono colpito dai 100 km di corsa in 12 ore. Stica!

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    1. Ahah non so se la pensano tutti così, dovrei fare un sondaggio magari? xD

      Iniziate a cercare il posto per il karaoke, io intanto studio le parole della canzone!

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  3. Ila, hai fatto più cose tu in pochi giorni che io in tutta l'estate XD
    Brava, così si fa, goditi ogni attimo, e fissalo bene in mente, ci sarà sempre tempo per raccontarci tutte le tue avventure =D

    Visto che bella la gente? Son contenta che stai già facendo tanti incontri, sarà un anno ricchissimo sotto molti punti di vista!!!

    Ci sentiamo asap per aggiornamenti italiani =D

    Li voglio anche io 2 vestiti da sposa T_T

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  4. questo è il miglior post che ho letto finora...sarà per le emozioni che trasparivano tutte?? :)

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